E’ certamente una delle versioni più popolari di cucina componibile ed il motivo di questa ampia diffusione è facile da individuare. Questa è infatti la tipologia di cucina più universale, quella più versatile e che meglio si adatta dunque ad ogni stanza e al gusto di ogni padrona di casa.
La cucina Minimal è caratterizzata, come dice il suo stesso nome, da linee pulite e dalla sobrietà del proprio stile. I colori sono quasi sempre molto tenui e i materiali scelti non lasciano quasi mai spazio all’estrosità o all’ostentazione del lusso.
In questa tipologia di cucina è infatti soprattutto la praticità a farla da padrona e i criteri di progettazione sono quelli che tendono a prediligere questa specifica qualità.
Acciaio, laminato, legno laccato, ante prive di maniglie, assoluta mancanza di orpelli ed accurata cura nell’evitare ogni possibile caratterizzazione spinta, sono tutte quelle cose assolutamente da preferire quando si vuole ottenere questo tipo di estetica. Già… ma è proprio opportuno parlare di “estetica” quando si parla di minimale? Certamente sì. Come sostenevano moltissimi degli architetti, che nel ‘900 hanno dato un senso alla parola “design”, il vero esercizio di stile deve essere perseguito col “togliere” e non con l’aggiungere un qualcosa di proprio, nei progetti che si portano a compimento. Questo ragionamento, nell’arredamento di una cucina, può trovare la sua massima espressione. Del resto ciò che serve davvero nell’arredare una cucina, è soprattutto pensare alle funzioni che quest’ultima deve avere ed a come si potrà abitare l’ambiente una volta allestito. Sotto questo punto di vista un ruolo insostituibile lo giocano i materiali. Le moderne cucine di gusto minimalista prediligono i materiali più resistenti, come ad esempio il “laminato”, che nelle tante versioni in cui si trova in commercio rimane una delle finiture più diffuse, sia per suo ottimo rapporto fra qualità e prezzo, che per la sua facilità di uso e di manutenzione. La dicitura “HPL”, indica ad esempio un tipo di laminato ad altissima resistenza che essendo caratterizzato da un unico spessore compatto, monomateriale, è considerato uno dei materiali migliori in assoluto per la costruzione della cucina dal gusto minimalista. Chi vuole però essere piuttosto minimalista anche per quanto riguarda il costo della cucina stessa, può sempre optare per le versioni in Melaminico e quelle laminate in PVC o Pet. In questo caso, ad un supporto in pannello truciolare, viene applicato un sottile strato di materiale plastico, capace di rendere la superficie impermeabile e molto resistente.
Voler essere minimalista però, non significa per forza dover rinunciare ai materiali più belli ed eleganti. Una tecnica di finitura che si può applicare su pannelli legnosi come truciolare o Mdf è infatti anche la “laccatura”. Si tratta in questo caso di un procedimento di verniciatura che si effettua con prodotti poliesteri o poliuretanici che sono particolarmente adatti per le superfici delle ante delle cucine minimali perchè, possono possedere sia un effetto lucido che opaco. La cucina Minimalista della foto, utilizza ad esempio una finitura “ultra-opaca” che è particolarmente adatta a questo scopo che può essere applicata indistintamente sia sui frontali che sui fianchi.
Se c’è un dettaglio che caratterizza in particolar modo la cucina minimalista questo è senza dubbio l’assenza di maniglie. Questa assenza del resto rispecchia perfettamente la filosofia che sta dietro a questa tipologia di stile il quale, nella continua ricerca di semplificazione, ha portato i designer a escogitare i più funzionali metodi di apertura, che potessero rendersi funzionali senza apporre alle ante ulteriori orpelli, quali spesso possono apparire le maniglie. Per ottenere questo scopo si utilizzano, come nel caso della cucina in foto, delle comodissime “gole” incassate nelle scocche dei mobili, le quali consentono di poter afferrare posteriormente le ante in modo da aprirle. Le gole sono un particolare quasi imprescindibile della cucina minimalista e per questo ne esistono di tantissimi tipi: ne esistono in acciaio o in metallo laccato, ne esistono di forma piatta e di forma concava, ve ne sono di quelle applicate alle scocche dei mobili e di quelle invece inserite nello stesso spessore delle ante. Tante versioni insomma che si accomunano in un solo e unico scopo: quello di “pulire” le linee dei mobili da cucina, in modo da purificarne lo stile e facilitarne la pulizia.
La Cucina “Officina”
Quando si acquista una nuova cucina è sempre consigliabile valutare, oltre ovviamente all’entità di spesa e allo spazio di cui si dispone, anche altri importanti fattori, come il proprio stile di vita o il gusto con cui è stata costruita la casa destinata ad ospitare quegli arredi. Chi pensa infatti giustamente che sia troppo rischioso decidere una cucina componibile basandosi soltanto su dei criteri prettamente estetici, dovrebbe anche pensare che se dovessimo tutti arredare le nostre cucine tenendo solo presenti gli aspetti razionali e funzionali della questione, le nostre case sarebbero probabilmente tutte uguali.
Proprio nell’ambito di questo ragionamento ha preso recentemente piede una tendenza che prende in considerazione alcune correnti derivanti dal mondo della moda che prendono spunto addirittura nell’ambito della metalmeccanica.
Una delle tendenze più in voga adesso è infatti quella del “vintage”, una moda che attraverso delle accurate rivisitazioni stilistiche cerca di nobilitare il gusto per il “recupero” che sempre più campo sta prendendo in diversi settori della società civile.
La cucina “officina” sintetizza bene questo tipo di tendenza. Già da qualche anno si erano visti infatti arredi in “stile industriale” messi insieme soprattutto grazie alla raccolta di numerosi oggetti di modernariato provenienti dagli uffici o direttamente dal mondo produttivo. Lo stile “officina” non è altro che una precisa branca di questa corrente che caratterizza alcune tipologie di cucine moderne.
I caratteri principali di questa categoria di cucine sono piuttosto riconoscibili anche all’occhio meno esperto; i materiali che si utilizzano sono quasi sempre gli stessi ed anche le sue modanature sono evidentemente riconducibili ad un preciso mondo produttivo, quello appunto della meccanica.
Chi ha in mente come erano e come sono ancora le officine di qualche meccanico, potrà senz’altro ritrovare nello stile della cucina “officina” i colori scuri del ferro (declinato sia nella sua versione antracite naturale, sia in quella ruggine), contrastati dai colori chiari del legno (di solito i legni “duri” come il faggio ed il rovere), tenuti insieme dall’ordinato disordine dei mobili accostati senza apparente legame stilistico, nonchè dalle generose scaffalature e dalle evidenti maniglie, poste a servizio dei comodi e capienti cassetti. Tutto proprio come se ci si trovasse in un’officina.
Questo mondo, una volta raccolto in un unico ambito stilistico, riesce a coniugarsi perfettamente con alcune tipologie di ambiente urbano ed extra urbano che è facile incontrare in alcune ristrutturazioni particolari (come nel caso dei tanti loft sorti in tutte le città grazie ai cambi di destinazione degli edifici produttivi), come in qualche nuova costruzione edificata con i più innovativi concetti ecocompatibili. E’ facile immaginare infatti quanto bene si accosterebbe una cucina “Officina”, magari dotata di un bel set di elettrodomestici color nero antracite, con un’ampia abitazione dotata di una moderna ed ecologica struttura in ferro e legno, dal gusto un po’ retrò.
Questa tipologia di arredo, nasce con lo scopo di unire e rendere perfettamente ergonomiche due parti solitamente contrastanti delle moderne cucine componibili, quella destinata al contenimento degli alimenti e delle stoviglie e quella destinata alla vera e propria preparazione dei cibi.
Questo sistema di allestimento è senza dubbio uno dei più desiderati da chi sta immaginando come arredare la propria cucina, ma non sempre è facile da inserire nelle case moderne.
Le cucine con elementi a Isola o penisola infatti richiedono spazi abbastanza ampi e nella maggior parte dei casi obbligano a rinunciare al tavolo da pranzo.
La difficoltà progettuale più importante riguarda infatti le misure degli ingombri e degli spazi che è necessario lasciare tra un volume e l’altro. Generalmente, ad esempio, lo spazio minimo che è necessario lasciare fra un bancone a isola e i mobili a parete corrispondenti è di 90 cm. Quando però lo spazio per lavorare va dai 100 ai 120 cm si ottiene il massimo in fatto di ergonomia e confort durante l’uso.
Un altro fattore da tenere nella massima considerazione è la presenza di un ottimale bilanciamento fra i piani d’appoggio adibiti a lavoro e quelli adibiti alla consumazione dei pasti. Quasi sempre infatti i due spazi tendono a essere troppo vicini, causando nei peggiori dei casi addirittura una sovrapposizione fra la zona cottura o lavaggio e la zona “pranzo”. Tali situazioni sono assolutamente da evitare soprattutto in termini di sicurezza: la vicinanza del piano cottura ad un bancone snack, ad esempio, potrebbe causare dei gravi problemi in chi intende utilizzare la cucina per pranzare con dei bambini, mentre si sta loro cucinando i pasti.
La versione qui fotografata, può essere tranquillamente considerata una soluzione valida a risolvere diverse delle problematiche che deve affrontare chi vuole allestire un bancone penisola bello e funzionale. La composizione parte dall’unica parete che viene sfruttata, utilizzando la stessa per posarvi quattro ampie colonne dove trovano posto il frigo ed il forno da incasso, una dispensa a cestoni ampia e facilmente sfruttabile ed un doppio vano a giorno da usare per riporvi i piccoli elettrodomestici di uso più frequente. Sempre sulla stessa parete, alloggiano anche due comodi pensili pensati per riporvi gli alimentari e le stoviglie più leggere. Sotto a questi, una piccola libreria a giorno servirà per appoggiarvi i più usati libri di ricette e le suppellettili dotate del design più bello e accattivante. Sotto a questi pensili, è stata attaccata alla stessa parete la robusta asse in legno che avrà la funzione di bancone. Essa appoggerà dunque da un lato alla parete stessa mentre dall’altro verrà fissata sul piano dell’isola adibita a piano di lavoro. L’altezza di questa sorta di mensola, diviene in questo modo tale da consentire un suo utilizzo come “piano colazione” o bancone snack. In questo caso infatti il piano in questione raggiunge circa i 90 cm da terra e ciò permette di pranzarvi comodamente o di farvi colazione con degli sgabelli alti dai 60 ai 70 cm.
La parte di piano di lavoro è stata progettata usando due differenti tipologie di mobile contenitore. Per la zona di lavoro vera e propria si è optato infatti per due ampie basi a cestoni dotate (le loro misure possono variare dai 90 ai 120 cm di larghezza), rispettivamente corredate di lavello e di piano cottura. Di fronte a questi mobili è stato invece allestito un contenitore a due ante alto 80 cm circa, su cui poggia una mensola che funge da ulteriore zona pranzo con l’altezza però, stavolta, di un tavolo che consente quindi il suo uso con delle normali sedie.
Esatto ma molto versatile, il connubio fra cucina e soggiorno ha raggiunto al giorno d’oggi la sua massima diffusione. Le case più nuove, del resto, si prestano perfettamente a questo tipo di filosofia abitativa: quando la cucina si affaccia su un’altra stanza, la sua progettazione deve infatti rispondere a esigenze ben diverse da quelle che dettavano il rigore dei “cucinotti” o degli ambienti cucina “unici” di un tempo.
La composizione di una cucina di questo tipo richiede un progetto dettagliato che consenta di valutare l’ambiente nella sua duplice veste: quella di luogo dove si preparano e consumano i cibi e quello di luogo della “convivialità”, dove la famiglia si riunisce e vive la maggior parte della sua giornata. Uno degli aspetti più salienti di questo tipo di progetto sta proprio nel saper coniugare in maniera ottimale, momenti di vita e di utilizzo degli spazi vitali, molto diversi fra di loro.
La cucina “living” si sviluppa quasi sempre in uno spazio unico, privo di qualsiasi separazione, oppure aperto solo quel tanto che basta per rendere l’ambiente assolutamente libero da impacci visivi.
La posizione degli impianti, cioè tutti quegli attacchi necessari agli allacciamenti della cucina componibile, vengono solitamente raccolti in uno spazio delimitato e ben preciso della stanza dove troveranno posto gli elettrodomestici e tutti gli altri oggetti utili alla preparazione dei cibi. Tutto il resto, sia ciò che riguarda il consumo dei cibi che le altre attività giornaliere, viene di solito disposto di conseguenza al posizionamento della cucina.
La cucina living è essenzialmente lo spazio ideale per la vita in comune, vita in cui, il moderno focolare domestico è diventato spesso il televisore, fulcro essenziale della stanza, dal quale spesso dipendono le posizioni di tavolo, sedie e salotto. Quello del posizionamento del televisore è infatti uno degli aspetti da tenere nella più grande considerazione quando si progetta una cucina-living. La tv non è più al giorno d’oggi un semplice elettrodomestico, ma comprende tante funzioni che si devono perfettamente integrare con il resto dell’ambiente.
Per progettare una cucina living si devono dunque essenzialmente tenere presenti gli spazi a nostra disposizione ed iniziare a suddividerli idealmente in tanti ipotetici ambienti, quanti sono gli usi che si prevede di fare della stanza in questione. Se ad esempio si pensa di aver bisogno di un grande piano d’appoggio necessario per cucinare in più di una persona, sarà necessario immaginare subito il posizionamento di un’isola o di una penisola che possa essere utilizzata comodamente a questo scopo. Se invece, al contrario, sarà per noi più importante possedere un tavolo da pranzo molto grande e capiente dove poter ospitare numerosi commensali, ecco che sarà necessario dimensionare la cucina componibile riducendola magari in tutti quegli spazi che ci risultano meno utili.
Ciò che non è mai da dimenticare è la concomitanza degli spazi e la simultaneità degli usi. Una cucina living per poter essere davvero utilizzabile infatti non può non prendere in considerazione gli svantaggi che questo tipo di progetto porta in sé. Che cosa succederebbe ad esempio se si pensasse di realizzare una cucina di questo tipo senza dotarla di un’ottima cappa aspirante? E che cosa accadrebbe invece se si pretendesse di far convivere nella stessa stanza il bisogno di concentrazione di un giovane intento ai propri studi, con la necessità della sua mamma di preparare il pranzo per la famiglia?
Per fortuna ad ogni problema esiste spesso una soluzione e se si riescono a coniugare quei solidi principi che regolano la convivenza in famiglia con alcuni facili accorgimenti pratico/progettuali, ci si accorgerà che la convivialità familiare è uno dei più importanti sistemi di protezione sociale.
Ecco dunque un altro motivo del successo della cucina living: essa è preferita da tanti perché è il luogo dell’uso molteplice e simultaneo; il posto in cui si può cucinare in compagnia degli amici senza abbandonarli da soli nella sala da pranzo, l’ambiente in cui si può cucinare e mangiare contemporaneamente, ma è anche il luogo in cui i genitori, possono continuare a parlare con i figli, anche mentre quest’ultimi stanno magari giocando con qualche videogioco o facendo i compiti sul tavolo da pranzo.
In questa categoria di cucina è il “segno” a farla da padrone, anche se più di “segno” sarebbe opportuno parlare di “disegno”. Il motivo che anima chi, nello scegliere la propria cucina, decide di esulare dalla sobrietà del minimalismo per percorrere la strada dell’originalità, non lo fa quasi mai per ostentazione o per anticonformismo, bensì per un compiacimento personale che, attraverso la scelta del dettaglio, trova l’affermazione del proprio più intimo ego. All’interno di questo percorso il disegno, o progetto, trova la sua più concreta espressione.
Ebbene sì, pure se può apparire a qualcuno abbastanza strano, anche la “cucina” può essere o rappresentare a volte un’icona, uno stendardo, una bandiera del proprio stile, per chi ama davvero la casa in cui vive. La cucina può essere “iconica” in diversi modi e tramite differenti caratteristiche. Ci sono cucine dotate di cappe o elettrodomestici talmente particolari da diventare loro stessi la chiave del progetto a cui appartengono. Ci sono cucine che diventano iconiche anche solo per la loro disposizione all’interno dello spazio in cui sono alloggiate e per come consentono di sfruttare l’ambiente circostante. Il caso fotografato della versione del bancone centrale ad isola, può essere già abbastanza significativo di questa tipologia di personalizzazione.
Vi sono poi nel mondo della produzione d’arredamento, materiali talmente particolari o evocativi da essere essi stessi il motivo per cui una cucina, se pur semplice, diventi iconica in quanto rappresentativa di un’idea originale e inusuale. Proviamo ad immaginare ad esempio l’utilizzo dei grossi elementi in marmo scuro o legno vecchio, che spesso si vedono adesso nelle cucine più di tendenza. Essi sono la prova inconfutabile che, anche solo con dei piccoli “segni” inaspettati, diversi dal solito e comunque dotati di un loro motivo di essere, ogni cucina può assumere una propria personalità ed una indiscutibile autorevolezza in fatto di stile.
Ma rendere una cucina “iconica”, a volte, può essere addirittura più facile. Chi lavora sui temi che girano intorno al mondo dell’arredo e del design, sa benissimo, ad esempio, che il “colore” può essere già in sé considerato un elemento capace di grande particolarizzazione. Ne è un esempio abbastanza eclatante la cucina qui fotografata, la quale con pochissimi tratti grafici verticali, è stata resa iconica e originale grazie soprattutto al particolare utilizzo del colore.
Le linee verticali che si vedono applicate sulle ante delle colonne, sono in realtà delle gole scavate sullo spessore dell’anta, che fungono da maniglie. Esse infatti sono costruite utilizzando un robusto profilo metallico nel quale è possibile inserire le dita per fare in modo che, tirandole, le ante si aprano. Il trucco escogitato dai nostri progettisti per rendere originale e particolare questa cucina è stato semplicemente quello di colorare con cinque differenti tonalità di colore queste utilissime gole metalliche. L’effetto ottenuto è eclatante, pur nella sua semplicità. Si è trattato di uno dei classici casi in cui il design, diventa davvero tale nel momento in cui si dimostra capace di “sorprendere”, di rendere originale, di dare ad un oggetto di per sé molto semplice una dignità stilistica assolutamente inaspettata. Del resto la sobrietà delle colonne bianche, in abbinamento al semplicissimo bancone ad isola, potrebbe essere apparsa fin troppo “banale” a chi ricerca invece la particolarità del progetto capace di iconizzare un oggetto di per sé molto usuale e quotidiano come può essere spesso una cucina componibile. In questo caso viene dunque ampiamente dimostrato come, con pochi geniali “tocchi”, sia possibile rendere un elemento d’arredo (il mobile a colonne) che, da solo, poteva apparire anche un ingombro visivo molto importante, un’icona di stile capace di diventare il fulcro stilistico e progettuale dell’ambiente in cui si trova. Guardando la foto si capisce immediatamente qual é l’elemento “importante” e notevole dell’intero progetto. Quelle colonne attirano l’occhio e lo rapiscono nel loro elevarsi; potevano diventare un problema estetico, ed invece queste sottili linee verticali, snelliscono il grande volume che sono chiamate a decorare e, allo stesso tempo, definiscono la propria funzione pratica (quella di maniglia). Tutto ciò senza mai dimenticare il proprio compito prettamente estetico.
È da particolari come questi che sono composte le cucine “iconiche” e da questo momento ne incontreremo tante, diverse, e per questo dotate tutte di una loro grandissima personalità stilistica.
Ed eccoci ad una delle tipologie di cucine più desiderate dalla gente: la cucina ad isola. Chissà perché, ma l’idea di funzionalità, di purezza di stile e di eleganza che danno le cucine ad isola nella testa delle persone, ne fanno di per sé un vero e proprio mito d’arredo.
Di cucine ad isola ne esistono tantissime versioni, quelle formate da un solo elemento a centro stanza (la vera e propria isola), senza nessun altro mobile intorno, quelle in cui l’isola funge da centro di lavoro, quelle in cui invece funziona solo da piano d’appoggio, e quelle che comprendono in sé una serie di elementi aggiuntivi che possono avere differenti utilizzi.
Quella qui fotografata, ad esempio, è una versione di cucina ad isola fra le più popolari ed è caratterizzata dalla presenza contemporanea di più elementi funzionali d’arredo compresi nello stesso progetto: la cucina “Solida Kitchen” di “La Casa Moderna”. La cucina in questione è infatti composta da una serie di elementi componibili ricorrenti che la caratterizzano e la rendono molto originale. Alla parete della cucina Solida, sono solitamente appoggiate una serie di colonne che contengono il frigorifero da incasso ed un’ampia dispensa. Accanto a questa un grandissimo elemento a ribalta (in questo caso si tratta dell’elemento più caratterizzante e iconico della cucina Solida) che, oltre alla tradizionale funzione di “pensile”, può discretamente contenere un forno ad incasso di facilissimo e di pratico utilizzo. Di fronte a questa zona “a parete” trova posto l’isola multi-funzione che contiene in sé tutti gli utilizzi funzionali tipici della cucina componibile: cottura, lavaggio e piano di lavoro. E’ l’elemento “cubico”, quello qui fotografato in versione laccata grigio cemento, quello predisposto a questo scopo: esso contiene al lato destro un grandissimo lavello mono-vasca, montato su due cestoni. Al lato di questo trova posto la lavastoviglie, ovviamente in posizione ergonomica per il suo uso più comodo e per ultimo la zona cottura, appoggiata su di un altro capientissimo mobile a cestoni (con cassetto interno) che permette la creazione di due ampi piani di appoggio laterali alla zona cottura.
L’elemento però senza dubbio più particolare di questa composizione è senza dubbio il piano bancone predisposto per il pranzo. Esso è realizzato in vero legno massello di rovere in finitura anticata di forte spessore ed ha un’altezza tale da renderlo utilizzabile come tavolo da pranzo con delle normalissime sedie. Quello qui fotografato, fa parte della Collezione Ecowood di “La casa Moderna” (vedi catalogo scaricabile: ), sporge dalla isola funzionale di circa 140 cm, ma può essere realizzato esattamente su misura, adattandolo alle esigenze di ogni stanza e di ogni famiglia.
La composizione “Solida Day” qui fotografata occupa 300 cm sulla parete delle colonne, mentre l’isola misura circa 420 cm ed è profonda 90 cm.
Chi ha della cucina componibile ancora l’idea dell’arredo minimale, fatto di lineari mobili chiusi e monocolore, troverà qualche difficoltà nel riconoscere l’estetica originale e scomposta delle nuove cucine “informali”. Sono le cucine dei Millennials, quella generazione di persone che oggi, vuoi a volte per la poca disponibilità economica, vuoi per il desiderio di “dissidenza”, tipico di ogni giovane generazione che si rispetti, preferiscono arredare la propria cucina nella maniera più “libera” possibile, senza mai cedere però al disordine o all’ineleganza.
Elettrodomestici da appoggio “a vista”, vani a giorno dove riporre in “ordinato disordine” ogni tipo di suppellettili, maniglie evidenti e funzionali, colori sobri o sgargianti a seconda del gusto e delle esigenze, sono le caratteristiche più peculiari di questo modo di arredare la propria cucina. Certo quando ci si trova a fare una ristrutturazione e ad arredare ad esempio un “loft” come quello fotografato, questo tipo di filosofia d’arredo può essere molto utile da seguire. In questo caso infatti non stiamo parlando di un unico e compatto progetto col quale arredare seguendo una visione complessiva ben definita; qui si tratta piuttosto di “comporre” con maestria un insieme di elementi d’arredo, quasi sempre acquistati in fasi successive, che devono creare un effetto d’insieme molto definito, anche se non precisissimo.
La cucina “informale” per questi motivi può sembrare la tipologia di cucina più facile da progettare, in realtà non è così, prima cosa perché non esistono ovviamente regole definite e secondariamente perché è molto facile sbagliare gli abbinamenti. Nella foto qui mostrata ad esempio, una delle caratteristiche che salta più agli occhi è la varietà di differenti materiali e colori presenti nello stesso progetto. Si va dal bianco delle sedie in stile ‘900 e delle gambe del tavolo, al legno di olmo in tinta scura delle ante della cucina. Si passa poi dall’acciaio delle maniglie e dello zoccolo, al color pietra naturale del top della cucina. Si nota il contrasto delle rudi lampade di tipo “industriale”, con l’eleganza e precisione delle linee del forno elettrico. Anche l’ambiente circostante è perfettamente integrato in questa filosofia; la foto è stata realizzata all’interno di un ambiente unico in cui il pavimento è in cemento levigato e le pareti sono tinteggiate con un rigorosissimo bianco assoluto. Questi elementi architettonici sono studiati per ottenere un risultato ottimale che riesca a comprendere tutte le peculiarità così originali degli arredi. Anche l’oggettistica, che pare posta in maniera puramente casuale, segue una sua filosofia. I quadri sono in parte poggiati in terra, pochi sono appesi, però hanno tutti lo stesso stile e gli stessi colori. Il tappeto è “consumato” in stile vintage, ma il suo colore si intona perfettamente a quello del pavimento e del tavolo. Persino gli infissi, il corrimano e la scala seguono la loro precisa filosofia inserendosi, con il loro colore ferro grezzo, egregiamente in questo complesso contesto.
E’ senza dubbio un eccellente esercizio di stile che se ben eseguito porta a risultati importanti e assolutamente inediti.
Nella moderna architettura, quando si ha la necessità di dedicare alla zona cucina uno spazio sufficientemente grande, si preferisce quasi sempre pensare ad arredare la cucina su due lati contigui. E’ per questo motivo che la cucina angolare è la più comune nelle case moderne. Ma c’è anche una ragione di carattere prettamente pratico: la cucina angolare è considerata fra le migliori a livello ergonomico. Si tratta infatti della composizione in cui si può ritrovare più facilmente il cosiddetto “triangolo ergonomico” della cucina. Si tratta di una disposizione di arredi funzionali che consente il miglior utilizzo della cucina componibile moderna. Per ben comprendere di che cosa si tratta basta immaginare un triangolo i cui angoli corrispondono ad ognuno degli elementi funzionali della composizione angolare: uno verso la zona cottura, uno verso la zona lavaggio ed uno verso la zona frigo/dispensa. Se si riesce ad immaginare questo triangolo è facile capire perché quella “ad angolo ” è una delle versioni di cucina preferite e più comuni da trovare. Nella cucina angolare tutto è più semplice, funzionale e esteticamente giustificato. C’è il lato dove si può lavorare e preparare i cibi, quello predisposto per la cottura, quello adibito al lavaggio delle stoviglie e quello dove conservare le stoviglie e le pietanze. Ultimamente la zona cottura si trova di frequente suddivisa in due parti, una dove ha spazio il piano cottura ed una per il forno. Questa sorta di sdoppiatura è dovuta al fatto che è sempre più comune mettere il forno, non in posizione bassa, sotto il piano cottura, bensì in alto, in una posizione più ergonomica che non renda necessario chinarsi. A questo scopo è quasi sempre utilizzata la cosiddetta “colonna forno” che è un tipo di mobile molto funzionale che permette di inserire il forno in posizione appunto “rialzata”, creando allo stesso tempo due ampi volumi sopra e sotto. Tali volumi, grazie alla loro profondità sono considerati molto utili per riporvi le stoviglie e tutto ciò che di più voluminoso è presente fra le suppellettili presenti in cucina.
Una caratteristica fra le più gradite della cucina angolare, infatti, è proprio l’ampio contenimento che essa consente. I contenitori possono essere bassi e alti, predisposti sotto forma di “basi” o di “pensili” ed in ogni tipo di colonna. Nella cucina qui sopra fotografata, ad esempio, lo spazio contenimento è stato addirittura ampliato attraverso un’isola centrale che, messa in mezzo al posto del tavolo permette di sfruttare addirittura anche questa parte di stanza con un mobile contenitore.
L’unico problema di “utilizzo dello spazio” fino a qualche anno fa, era paradossalmente proprio l’uso dei mobili posti in angolo. Per quanto riguarda i pensili, in realtà questo problema non esisteva, perchè grazie alla loro ridotta profondità (quasi sempre 33 cm circa) risultava abbastanza facile utilizzarli anche angolarmente. Per quanto riguarda le basi invece, questo uso rappresentava un vero e proprio problema a causa della ampia profondità (60 cm) che i mobili bassi da cucina hanno. Da qualche anno a questa parte invece, sono stati per fortuna inventati dei comodissimi cestelli estraibili che, grazie a dei meccanismi a volte anche molto sofisticati, permettono l’utilizzo delle basi angolo fino all’ultimo centimetro.
Un altro ottimo motivo, dunque, per preferire una cucina angolare capace di donare ad ogni ambiente cucina, una gradevole estetica ed una notevolissima funzionalità.
Ci sono ambienti in cui l’arredamento delle stanze deve per forza seguire dei precisi criteri estetici. Questi canoni sono spesso dettati dalla struttura e dalla conformazione della casa stessa, anche se non è sempre esattamente così. Nell’immagine qui accanto ad esempio, è fotografato un appartamento cittadino “classico”, in cui sono presenti elementi architettonici di rilievo, come il camino e le travi in legno a vista, abbinati con rifiniture molto particolari come il pavimento in maiolica antica. Si tratta di un classico caso in cui sarebbe stato molto difficile arredare una cucina se non si fosse optato per un arredo molto sobrio dalle linee “classiche” ma rigorose. Come sarebbe stato possibile diversamente abbinarsi con un caminetto molto decorato e prezioso come quello presente, se non si fosse preferito, ridurre i toni spettacolari di quelle decorazioni, stemprandoli con un arredamento dal gusto molto moderato ed equilibrato? La scelta è stata dunque abbastanza obbligata: una cucina dotata di anta a telaio della Collezione “Pratica” de “La Casa Moderna”, abbinata ad un bellissimo tavolo moderno e minimale in legno massello di rovere antico della Collezione “Ecowood”, sempre de “La Casa Moderna”. Un ruolo predominante in questo “gioco di ruolo” in cui ogni elemento deve trovare la sua esatta collocazione, lo svolgono i colori che, nel caso della “Cucina Sobria”, sono veramente basilari. Sobrietà significa moderazione, serietà, severità, per questo è importante, quando si decide di arredare una cucina con questo stile, utilizzare dei colori adeguati come lo sono ad esempio i colori “della terra” come il marrone, il beige, il canapa, lo Juta. In questo caso specifico si è utilizzato un color tortora molto chiaro, leggermente tendente al “Panna”, che si intona perfettamente con le tonalità che il caminetto in marmo Calacatta dona all’ambiente. La scelta dei colori in una cucina deve seguire infatti dei criteri che tengano ben presenti numerosi fattori, e non solo prettamente estetici. Uno fra questi è sicuramente la luminosità della stanza e le tonalità delle sue rifiniture. Un pavimento molto scuro, andrebbe sempre abbinato, ad esempio, con degli arredi molto chiari; in una stanza molto luminosa questa regola può anche essere ignorata in modo da comporre un insieme più armonico. In questo ambito di ragionamento, rientra perfettamente quello riguardante l’opportunità o meno di utilizzare una cucina Sobria, anche collocandola in un’architettura molto ricca e lussuosa. La sobrietà può servire come abbiamo detto a stemperare, ma può rappresentare anche l’occasione per rendere più comodi e funzionali degli ambienti. La cucina sobria è infatti per sua stessa natura molto comoda e funzionale. Basta guardare la cucina qui sopra fotografata per rendersene conto: la zona contenimento è incassata nella stessa parete principale della stanza attraverso l’utilizzo di una nicchia esistente. In essa è riposta la colonna forno accoppiata ad una grande colonna con frigorifero ad incasso, in modo da ingombrare il meno possibile. Nella parete accanto alla finestra trova invece spazio il piano di lavoro funzionale, il quale contiene il piano di cottura, il lavello ed una capiente lavastoviglie. Tutto è considerato e ideato seguendo dei principi di sobrietà molto chiari ed evidenti, senza lasciare spazio ad orpelli o a decorazioni inutili. Perfino il piano di lavoro, realizzato nello stesso marmo del caminetto, rispecchia fedelmente questo tipo di filosofia, che del resto è presente anche nel progetto che sta dietro alla realizzazione dell’essenzialissimo tavolo in massello con gambe in ferro grezzo industriale.
Quando si parla di design, il colore gioca di solito un ruolo fondamentale. Nell’arredamento della cucina però questo ruolo è solitamente tenuto più al margine rispetto ad altri aspetti, come la funzionalità o l’estetica delle forme. Il colore in cucina è quasi sempre considerato un aspetto di cui sarebbe anche possibile fare a meno, se non fosse che facendone davvero a meno, si rischierebbe di rendere ogni cucina molto simile alle altre. In questo ambito di discussione rientra anche tutto ciò che riguarda gli abbinamenti possibili che è possibile effettuare quando si arreda e progetta una cucina componibile. Sì perché trattandosi di un mobile molto grande e voluminoso, la cucina componibile è spesso pensata in due e più colori, in modo da alleggerire la monotonia che potrebbe in alcuni casi notarsi, nell’osservare una grande cucina monocolore. A questo scopo, uno dei metodi più utilizzati è quello di abbinare un’essenza di legno, come può essere il rovere naturale o il teak, ad un colore unito come il bianco ed il canapa. In questi casi però l’effetto che si ottiene è quello di spezzare senz’altro l’uniformità del progetto, ma la visione complessiva mantiene quasi sempre una logica di abbinamenti di colore molto attinente, senza lasciare spazio all’estro o alla fantasia.
La cucina Multicolore non segue questi rigidi schemi. Il suo principale scopo è infatti proprio quello di rendersi di per sé originale ed interessante per la sua particolarità. La cucina Multicolore abbina colori fra loro anche molto contrastanti e li mixa senza seguire una logica prestabilita. Almeno apparentemente.
La cucina Multicolore fotografata in questa immagine, ad esempio, può essere considerata a tutti gli effetti un esercizio di stile teso ad ottenere un effetto complessivo inedito e quasi disordinato, ma se la si va ad esaminare più approfonditamente ci si accorgerà che ogni particolare apparentemente “casuale”, è stato studiato seguendo un preciso e rigoroso schema progettuale. Innanzitutto si nota il numero di colori utilizzati che di solito nella cucina multicolore, varia da un minimo di tre ad un massimo di quattro. In secondo luogo, osservando la cucina in questione, è possibile facilmente individuare degli abbinamenti che non sono affatto casuali, ma che al contrario sono stati effettuati tenendo ben presente le tonalità e le attinenze che sono presenti fra alcuni colori. Per ultimo, si può effettivamente valutare come con un abile gioco, sia possibile abbinare i differenti colori ai volumi ed alle forme differenti, presenti nella composizione. E’ l’insieme di questi ingredienti che rendono una cucina multicolore effettivamente piacevole alla vista: un giusto bilanciamento che pur se fatto con lo scopo di stupire chi lo osserva, è sempre effettuato con un rigore stilistico tendente ad ottenere una grande eleganza.
Quando si desidera progettare una cucina dal gusto minimalista, la cucina monocolore è sicuramente fra quelle da preferirsi. E’ la tipologia di cucina forse meno decorativa e più orientata verso una valorizzazione delle proprie linee sobrie ed è adatta per questo motivo proprio per chi ha la necessità di arredare un ambiente con arredi, in qualche modo, volutamente dissimulati da ciò che li circonda. E’ il caso della cucina qui a lato fotografata, la quale è caratterizzata da un ambiente circostante molto particolare, definito da una stanza dotata di cornici e di rifiniture molto classiche. Quello che hanno fatto gli architetti de “La Casa Moderna” in questo caso, la dice lunga sulla valenza della scelta dei prodotti, all’interno di un progetto d’arredo. L’ambientazione in cui i nostri architetti lavoravano infatti poteva lasciar spazio a diversi tipi di interpretazione; la strada scelta è stata però piuttosto decisa ed ha condotto a preferire una tipologia di arredi “monocolore” appunto, che consentisse di creare una netta separazione stilistica fra i mobili della cucina e le rifiniture presenti nella stanza.
Si può dire infatti senza dubbio che la cucina “monocolore” ha fra le sue caratteristiche spesso quella di riuscire perfettamente ad integrarsi in ogni ambiente la si collochi. Certamente questo è più vero quando si utilizzano i colori chiari, come il bianco ed il beige, ma è anche vero nel caso in cui si utilizzino colori più accesi ed evidenti, come possono essere certi marroni o il nero.
Un ruolo altrettanto fondamentale lo giocano, nel progetto della cucina monocolore, anche la finitura delle ante e la tipologia dei piani di lavoro. Per quanto riguarda la finitura, è evidente, che quando si utilizza un solo colore per i mobili della cucina, la tipologia di finitura superficiale che si utilizza per le ante e le superfici verticali, viene ad assumere un ruolo predominante. Sono molte infatti le possibili finiture che possono essere applicate ad una cucina: vi sono le ante in essenza di legno, quelle cioè in cui il legno appare applicato nella sua versione naturale. Vi sono le finiture laccate a poro aperto, in cui rimangono visibili le venature del legno anche dopo il procedimento di laccatura. Vi sono poi i laccati uniti, che possono essere opachi, semi-lucidi e lucidi, proprio come nella cucina oggetto della fotografia qui sopra mostrata. Nel caso specifico, è facile capire come l’intenzione dei nostri progettisti fosse quella di “donare” alle superfici verticali un motivo “decorativo” in più per farsi notare e per spezzare la monotonia del monocolore. La scelta del tipo di finitura infatti può dipendere da numerosi fattori, come lo stile degli arredi, la luminosità degli ambienti o la necessità o meno di rendere tali arredi evidenti agli occhi di chi li vede.
Un discorso a parte lo meritano i piani di lavoro. Una cucina monocolore viene infatti progettata e realizzata molto spesso in versioni che non mantengono lo stesso colore dei mobili anche sui piani di lavoro. Le ragioni di questa scelta possono essere molteplici; bisogna infatti considerare per prima cosa che i piani di lavoro non vengono quasi mai realizzati con lo stesso tipo di materiale, delle ante e delle scocche. Questo per un motivo molto semplice: i piani di lavoro devono avere una resistenza tale da poter essere utilizzati con tranquillità senza sciuparsi durante il loro uso quotidiano. Questo principio porta i progettisti di fronte ad un dilemma abbastanza importante che li obbliga a scegliere fra un piano di lavoro che sia simile come colore alle ante ed alle altre superficie verticali della cucina componibile, pur essendo di un altro materiale, oppure ad optare per un colore totalmente diverso, che permetta più libertà quindi di scelta a proposito dei tops. Nella cucina in questione ad esempio, il piano di lavoro è realizzato in un bellissimo e resistentissimo quarzo nero, il quale si pone in netto ma armonico contrasto con il lucido bianco delle ante. Le finiture del piano di cottura e del lavello, così come quelle del forno realizzate in acciaio spazzolato, hanno poi determinato la scelta di applicare un bellissimo zoccolo inox a rifinitura della basi, allo scopo di dare origine ad un insieme equilibrato e antitetico allo stesso tempo.
Il suo nome potrebbe impressionare, ma in realtà si tratta di un tipo di cucina che non è così raro da trovare all’interno delle nostre case. Si può infatti definire “monumentale” quel tipo di progetto di arredo che in una cucina utilizzi dei linguaggi intenzionalmente “glamour” al fine di donare agli elementi un particolare stile.
E’ un tipo di cucina che è bene ovviamente prediligere quando ci si trova di fronte ad ambienti molto grandi, magari contraddistinti da una particolare necessità di essere, spesso proprio a causa delle proprie dimensioni, in qualche modo “Qualificati” e resi originali. La cucina monumentale ha un po’ questo scopo: stupire, rendersi eccezionale agli occhi di chi la vede per la prima volta, insomma essere capace di ostentare in qualche maniera il gusto e l’eleganza dei padroni di casa. E per ottenere questo scopo per la realizzazione di questo tipo di cucina si vanno proprio ad utilizzare dei linguaggi, che sono gli stessi utilizzati del mondo della moda e del “luxury”. Materiali preziosi, finiture ricercate, linee sobrie ma sempre molto originali, insomma si vanno a rendere “eccellenti” degli arredi che altrimenti potrebbero apparire scarsi e troppo omogenei.
La cucina fotografata qui sopra è un eloquente esempio di quello che significa progettare una cucina che abbia l’ardire di apparire sensazionale a chi la guarda. In questo caso è evidente come con l’uso di materiali particolari quale il marmo scuro, il legno impiallacciato delle boiserie ed il laccato lucido spazzolato della mobilia, sia possibile ottenere un effetto formidabile e molto originale. Quello che traspare da composizioni di questo tipo è soprattutto la sensazione di “lusso” che essa è capace di trasmettere. Lusso che però, è sempre bene ricordarlo, con gli arredi de “La Casa Moderna” può diventare assolutamente accessibile a tutte le tasche. L’esempio dell’effetto marmo utilizzato in questo caso e dei pannelli boiserie in legno che rivestono parte delle pareti è sufficiente a spiegare questo concetto. L’effetto marmo infatti, nei negozi de “La Casa Moderna” può essere realizzato utilizzando del marmo vero, oppure, del laminato stratificato, come anche dell’economicissimo laminato effetto marmo. La stessa cosa può dirsi sia per i pannelli che rivestono le pareti, che per le finiture delle ante. Anche per quest’ultime infatti sono disponibili degli splendidi laminati o dei bellissimi polimerici che possono essere inseriti in composizione al posto del laccato lucido, con lo scopo di abbassare il costo della composizione senza modificarne l’effetto complessivo. Tutte cose che sono possibili da fare solo per chi, come “La Casa Moderna” può contare di una produzione industriale esclusiva, capace di realizzare progetti anche molto personalizzati senza mai eccedere nei costi.
Una delle ultime tendenze in fatto di cucine componili, tiene presente il desiderio ultimamente riemerso di riappropriarsi di alcuni stili tipici del passato, reinterpretandoli però in chiave prettamente moderna. Questo mix fra passato e presente viene chiamato, nell’ambito dell’arredo con il termine di stile “contemporaneo”.
Questo è una tipologia di arredo che si adatta bene a numerosi ambienti e per questo motivo può essere tranquillamente utilizzato sia in ambito di abitazioni realizzate con gusto “classico”, come quella fotografata in questo esempio, oppure in case schiettamente moderne.
L’esempio qui mostrato è abbastanza significativo del concetto che sta dietro alla filosofia di questo stile. Esaminando con attenzione la nostra foto, ci si accorge infatti che per il progetto di questa cucina sono stati utilizzati dei criteri piuttosto inusuali, che hanno portato gli architetti de “La Casa Moderna” ad applicare delle ante riquadrate dallo stile piuttosto “classico” ad una struttura prettamente moderna, priva di maniglie, ma dotata di gola e di zoccolo inox. L’effetto complessivo è piacevole ed originale, ma mantiene un gusto molto sobrio ed elegante. Quelle contemporanee sono dunque cucine che si adattano molto bene ad ambienti di molteplice natura e si rivolgono ad un pubblico di utilizzatori molto ampio sia come fascia di età che come stato sociale. Del resto una delle caratteristiche più importanti de “La Casa Moderna” è quella di poter dare un’ampia gamma di prodotti e di prezzi, in modo da poter personalizzare i propri arredi “tailor made”, proprio come si trattasse di abiti realizzati su misura.
Avere a che fare con spazi molto grandi può davvero rendere molto felici i progettisti chiamati ad arredare delle cucine componibili, ma quando si ha a che fare con degli spazi non ben definiti le difficoltà da superare sono molteplici.
La cucina progettata per un “open space” infatti non può essere ideata a caso e deve saper tenere ben separate le diverse funzioni che essa deve avere. Nel caso della cucina “monolite”, un’isola operativa si affaccia sulla zona pranzo, mentre un mobile dispensa-contenitore occupa la parete di fondo con un’ampia armadiatura contenente frigo e forni.
Finiture e materiali sono di solito pensate all’insegna della praticità e della solidità ed è in special modo nell’isola che questo concetto vi estrinseca completamente. La struttura in laminato che viene mostrata in questa foto ad esempio, compone un mobile ad isola che forma un perfetto parallelepipedo interrotto solo dall’incavo creato per aprire le ante. La caratteristica principale di questo Parallelepipedo funzionale è proprio quella di possedere lo stesso tipo di materiale e di finiture, sia per le superfici verticali che per quella orizzontale. I materiali, anche in questo caso, possono essere molteplici ed intercambiabili. Si va dal laminato finitura cemento che è mostrato in questa foto, fino ad arrivare a rifiniture molto preziose ed originali come possono essere il marmo e la Kerlite. L’importante è che si venga a creare un effetto di perfetta contiguità di materiale fra piano ed anta in modo da ricalcare le forme tipiche del blocco in marmo o pietra.
Ci sono però anche altre tipologie di cucine ad isola che possono essere definite “monolite” o a “blocco unico”. Sono quelle che si pongono di solito a centro stanza e che si organizzano su entrambi i lati opposti. Nel caso della fotografia infatti il lavello ed il piano cottura sono posizionati da un solo lato, mentre dall’altro si colloca lo spazio dove è possibile fare colazione o pranzare velocemente. La doppia profondità consente anche invece di disporre da una parte la zona cottura con i fuochi posti al centro e dall’altra il lavello e la lavastoviglie. In questo caso, come nell’altro, le basi sono composte di solito con delle ante o dei cestoni chiusi, in maniera da creare l’effetto “blocco”. Un’altra caratteristica predominante è in queste tipologie di cucine la cappa, che rende grazie ai numerosi tipi di design con cui si trova in commercio, può permettere addirittura di eliminare le tubature e di creare un effetto molto pulito e minimale, che si intona ovviamente in maniera perfetta con la forma rigorosa dell’isola sottostante.
Un tempo questa era la cucina esclusivamente destinata ad un ambiente giovane, una casa per le vacanze o in affitto. Adesso questo modo di arredare è stato completamente sdoganato e non è raro da trovare anche nelle abitazioni più “borghesi” ed eleganti.
Tre zone distinte per lavare, cucinare e conservare i cibi. E’ questo il concetto che persegue chi progetta la propria cucina in maniera destrutturata. Aree di lavoro differenti per una cucina in continua evoluzione che consente facilmente di sostituire i singoli pezzi o di acquistarli addirittura in momenti diversi.
Sembra quasi che non ci siano regole per chi progetta questo tipo di cucine: bastano una o due pareti per organizzare una cucina completa composta da pezzi singoli, che poco paiono avere a che fare fra di loro ma che in realtà necessitano di una grande attenzione compositiva per poter essere abbinati. Il locale può essere anche molto piccolo, come un cucinotto che può contenere solo pochi elementi essenziali, ed aperto magari sul soggiorno… Ma anche molto grande, come può essere una cucina di campagna, dove si possono sfruttare bene gli spazi con diversi mobili indipendenti, quali sono le credenze e le cassettiere. A cavallo fra gli anni ottanta e novanta erano diventati di moda addirittura dei mobili da cucina appoggiati su delle ruote; il loro uso è andato però via via scemando a causa ovviamente degli attacchi tecnologici (acqua, elettricità e gas) che non consentivano comunque alcun tipo di spostamento.
Per progettare tali cucine di solito si parte proprio con l’inserimento degli elettrodomestici, i quali sono quasi sempre “da appoggio”, cioè da libera istallazione, anche se, come si vede dalla nostra foto, questa non è certo una regola fissa. Gli elettrodomestici da appoggio in fin dei conti hanno numerosi pregi: sono solitamente più economici di quelli da incasso, sono più facili da spostare e consentono per questo una pulizia più accurata degli ambienti cucina. Ove però si preferisca quelli incassati all’interno dei mobili, ciò è facilmente possibile, basta inserirli in mobili a sé stanti che possano permettere di dare l’idea dell’ordinato disordine che era presente nelle “cucine di una volta”. E’ il caso ad esempio dei frigoriferi incassati in elementi fatti con la forma delle vecchie ghiacciaie o delle zone cotture raccolte in mobili che ricordano molto le prime cucine economiche.
Non è affatto detto però che le cucine a elementi separati debbano assumere per forze le sembianze di una cucina classica, anzi, tutt’altro! Una delle tipologie più frequenti di cucina a blocchi è quella che simulando le cucine professionali dei ristoranti, assume grazie all’acciaio inox o ad altri materiali “tecnici” un aspetto al contrario molto Hi-tech. In quel caso i blocchi operativi possono essere anche differentemente disposti e non è raro trovare inserimenti anche nelle normali cucine componibili a struttura continua. Il caso più frequente è quello dei frigoriferi free-standing i quali hanno ormai preso un posto importante all’interno delle cucine componibili, anche in versioni molto originali come nel caso dei frigoriferi colorati e di quelli decorati.
Qualunque sia lo stile che si vuole dare alla propria cucina a blocchi, il pregio migliore che potremmo ottenere è comunque la grandissima versatilità di uso e progettazione che queste cucine hanno. Non ci sono vincoli, non ci sono difficoltà ambientali e soprattutto non ci sono obblighi relativi allo spazio disponibile: ogni elemento può essere inserito con ampia libertà a patto che sia abbinato con gli altri con molta attenzione. L’unica controindicazione rispetto alle cucine continue ad incasso, può essere quella relativa al fatto che con i mobili posti in posizione singola, non consentono quasi mai lo sfruttamento dell’angolo eventualmente presente fra due pareti, ma la loro versatilità consente sempre di recuperare tale spazio utilizzando qualche mobile in più.
Quando si parla di cucine “Total White” vengono spesso in mente le cucine minimaliste che a volte caratterizzano gli ambienti delle case più moderne realizzate intorno alla fine del secondo millennio. In realtà una cucina “Total White” può essere anche molto diversa, con delle caratteristiche che possono essere anche in qualche modo molto più interessanti di quelle usuali. Un esempio è possibile trovarlo nella cucina qui a fianco che pur nella sua estrema semplicità è dotata di una spiccata personalità e di una originalità molto evidente. Il principio progettuale è facile da riconoscere: si tratta di un’anta a telaio “classica” che nella sua tinta bianca di gusto provenzale, è stata sapientemente abbinata dagli architetti de “La Casa Moderna” con un piano in quarzo assolutamente bianco e con degli accessori dello stesso colore. La composizione qui fotografata dunque spiega perfettamente che anche una cucina molto caratterizzata da elementi decorativi evidenti, come le ante di cui è dotata, possa essere declinata in una versione completamente bianca, capace di renderla molto leggera ed elegante.
La cucina in questione mostra anche molto adeguatamente le ambientazioni a cui questo tipo di progetto si adatta perfettamente. Possono notarsi infatti il colore delle pareti molto scuro, applicato per evidenziare maggiormente l’effetto “Total White”, il pavimento in legno chiaro, capace con il suo colore di smorzare la monotonia dell’ambiente e per ultimo l’effetto decorativo della carta da parati, la quale con i suoi toni, permette di abbellire una parete vuota che altrimenti sarebbe rimasta tragicamente bianca. E’ chiaro quindi che anche per il progetto “Total White” occorre adottare delle precise accortezze che solo dei veri professionisti sono capaci di apportare. Per questo gli architetti de “La Casa Moderna” sono a disposizione di chi lo desidera per fare in modo che ogni progetto d’arredo, compresi i più difficili, possa essere portato a termine con professionalità, maestria e garanzia di risultato.
Ed eccoci ad un’altra delle comparazioni di cucina più comune da trovare nelle case.
Nella cucina “in linea” gli apparecchi e la mobilia sono disposti su di un’unica parete, questo solitamente perché la forma del locale è di forma pressoché rettangolare, allungata e stretta, con la finestra e la porta posizionate sui lati corti, una di fronte all’altra.
Questo tipo di arredo, presenta il vantaggio di evitare gli angoli poco utilizzabili e difficilmente attrezzabili con elettrodomestici o altri apparecchi funzionali che non siano semplicemente di contenimento. Inoltre il passaggio di chi entra nella stanza provenendo dal disimpegno o dal soggiorno, oppure di chi esce attraverso la porta-finestra su di un eventuale balcone (come nel caso fotografato), non disturba chi sta cucinando. Lo svantaggio di questo tipo di stanza sta di solito però nel fatto che, essendo stretta e lunga, risulta spesso poco illuminata ed areata nella zona più lontana dalla porta finestra o dalla finestra. Oltre a questo vi è il problema che la disposizione dei mobili in linea obbligherà chi cucina a percorsi e spostamenti più lunghi durante l’intera operazione di cucina. Tutto ciò è ovviamente causato dalla disposizione possibile degli accessori quali lavello, forno, piano di cottura e frigo, che, essendo disposti tutti su di una sola parete, se si trovano in posizione ravvicinata, creano una mancanza disagevole di “piano di lavoro” e se invece sono troppo distanti fra di loro, costringono a movimenti che alla lunga possono risultare stancanti. Quello dello spazio su cui lavorare è infatti uno dei problemi più sentiti da chi possiede una cucina dritta. Diciamo che se una cucina dritta è lunga almeno 360 cm può contenere un sufficiente piano d’appoggio se non è arredata di una colonna forno, ma se questo tipo di accessorio è preferito per la sua comodità, è necessario avere una lunghezza disponibile di almeno 390 o 400 cm per avere garantito un piano di lavoro sufficiente all’utilizzo quotidiano.
La cucina fotografata e progettata dagli architetti de “La Casa Moderna”, va perfettamente a risolvere tutti i problemi che può presentare una composizione lineare: Innanzitutto il suo colore è bianco, in modo da poter sopperire all’eventuale mancanza di luce specie nelle ultime ore del pomeriggio, secondariamente possiede un comodissimo bancone a penisola che serve a sopperire alla carenza di piano di appoggio che questa composizione potrebbe avere. In questo caso però, non è stato previsto l’inserimento di un accessorio importante come il forno (che è stato previsto piccolo da appoggiare sul piano di lavoro), ma sono presenti sia il frigorifero che la lavastoviglie che si trovano nascosti dietro i due ampi sportelli da 60 cm. Questo indica abbastanza chiaramente quanto sia possibile, anche in una cucina di piccole dimensioni, progettare degli spazi arredati comodi e funzionali ma anche capaci di rendere l’ambiente luminoso ed elegante.
Parliamo adesso di Ergonomia, una scienza che sarebbe sempre da tener ben presente quando si progetta di acquistare una cucina.
Piccola, grande o media che sia, bisogna che in cucina tutto funzioni e sia organizzato in modo da risparmiare tempo e fatica: talvolta bastano semplici accorgimenti per risolvere problemi anche di una certa importanza. La posizione della cucina nella casa è in questo senso fondamentale: sarebbe bene che avesse strette relazioni con la zona pranzo, per abbreviare i percorsi tra tavolo e fornelli. Se poi viene usata anche come locale dispensa, dovrebbe collegarsi facilmente con la parte del frigorifero. A volte basta poco.
Su questo problema dei “percorsi” in cucina, sono stati condotti interessanti esperimenti. In una stessa stanza, infatti, ben diverse sono le linee dei movimenti secondo la posizione reciproca dei mobili e degli elettrodomestici: non sempre, purtroppo, è possibile realizzare tutto ciò che si vorrebbe. Ma, in una stessa cucina, a volte, basterebbe sopprimere qualche elemento, aggiungerne altri, spostare qualche mobile o piano di lavoro (il tutto naturalmente secondo un programma ben preordinato e avendo idee chiare sull’organizzazione del lavoro domestico) per ottenere subito risultati vantaggiosi e spesso insospettati. Come sarebbe comodo, ad esempio, se la posizione della cucina consentisse alla mamma di non perdere d’occhio i bambini quando giocano in soggiorno, in terrazza o in giardino (se si ha la fortuna di possederne uno!) e contemporaneamente cucinare, stirare ecc. Fare i conti con tutto insomma!
In verità non è cosi facile capire subito come debba funzionare una cucina, e magari, quando abbiamo finalmente visto la “cucina ideale” per noi, basta la sporgenza di un pilastro, proprio dove un certo mobile ci farebbe comodo, o la posizione della finestra, o la porta che si apre nella parete che vorremmo utilizzare, per far entrare in crisi tutta la nostra organizzazione. E, in quel momento, ci sembra di non poter trovare altre soluzioni. Ma quasi sempre queste difficoltà non sono insormontabili e basta un po’ di disponibilità, di fantasia e qualche ragionamento sensato per risolvere qualsiasi problema, anche il più difficile.
Per riuscire a organizzare adeguatamente la cucina della foto ad esempio, i progettisti de “La Casa Moderna” hanno seguito un percorso obbligato verso un preciso obiettivo: ottenere una cucina “a U” o ” a ferro di cavallo”, che dir si voglia. Per far questo sono partiti da un concetto ergonomico molto semplice, quello del “triangolo delle funzioni”. Quello che mancava nel caso specifico era però la cosiddetta “terza parete” quella cioè dove sarebbe stato possibile allocare il terzo piano di lavoro dove alloggiare il lavello o la zona cottura. Ebbene, è bastato considerare la stanza nel suo insieme e fare attenzione alle esigenze della famiglia per risolvere egregiamente il problema! I committenti in questione avevano infatti una necessità molto sentita, quella di poter mangiare velocemente in cucina, la mattina a colazione ed il giorno a pranzo, quando in casa si alternano le persone a causa dei rispettivi impegni lavorativi. Da questa esigenza, è scaturita magicamente la soluzione: una piccola penisola “girata” rispetto all’angolo della dispensa, che contiene al suo interno sia la zona lavaggio (con lavastoviglie incorporata) che la zona “pranzo”, corredata da una mensola sporgente molto decorativa e da due comodi sgabelli. Una soluzione bella ed originale che ha risolto egregiamente un problema funzionale tenendo ben presenti gli effetti estetici delle scelte progettuali fatte.
Praticamente da sempre il legno, in cucina è davvero un versatile alleato.
Materiale ottimo, spesso insostituibile (e lo comprendiamo bene quando ci troviamo ad usarlo come tagliere), lo apprezzeremo molto anche come piano di lavoro (meglio se lavorato a masselli, a vena incrociata e tra loro “maschiati” con incastro continuo), se non fosse un po’ troppo facile da sciupare durante il suo normale uso in cucina. Nella collezione di cucine de “La Casa Moderna” troviamo comunque spesso tavole in massello o piani impiallacciati dallo stupendo effetto estetico oltre al rivestimento delle ante e dei fianchi dei mobili contenitori.
In questo caso la versione più diffusa attualmente è quella che prevede l’uso di “Laminato o polimerico” di adeguati spessori, una “imitazione” del legno realizzata con colle fenoliche e lamine plastiche, che si rende realmente indeformabile dall’uso, inattaccabile ai graffi e anche molto resistente al calore. Per tali materiali la parola “imitazione” assume però talvolta una valenza negativa su cui è bene fare immediatamente chiarezza. Il laminato plastico, fin a partire dagli anni sessanta è stato riconosciuto ed apprezzato come ottimo materiale di rivestimento da cucina, per le sue innate doti. Il fatto che si utilizzi tale materiale in sostituzione del legno quale suo “surrogato” più economico, non corrisponde assolutamente a verità. E’ vero invece casomai il contrario e cioè che chi produce cucine, dovendo dare un aspetto piacevole ad una materiale molto resistente e per numerosi usi molto più adatto del vero legno in cucina, ha preferito fornire tali superfici con degli effetti decorativi che simulano il legno in modo da renderlo più piacevole alla vista, oltre che funzionale agli scopi per il quale viene utilizzato.
Detto questo però è bene ricordare che esistono numerose produzioni che prevedono il vero legno come materiale di rivestimento delle cucine componibili. Per queste produzioni si utilizzano solitamente le essenze resinose, quelle europee (come il rovere, il ciliegio e il noce), ma anche quelle esotiche pesanti (come il teack o il wenge ecc.). Questi sono tutti legni molto compatti, duri ed impermeabili all’acqua; anche se richiedono le nostre assidue cure perché, ad esempio, i frequenti lavaggi, magari effettuati con acqua calda e detersivo, le rendono secche ed il loro normale uso lascia talvolta visibili tracce, come graffi e consumature. Tutte cose che, del resto, potremmo attenuare con un panno imbevuto di alcuni prodotti specifici consigliati dal fabbricante. Con queste attenzioni, il nostro legno sembrerà sempre nuovo, meglio ancora se ogni tanto lo tratteremo con una sottilissima paglietta di filo di acciaio, per togliere le macchie più resistenti, le ammaccature dovute a colpi diversi, oppure le tracce fitte dei nostri affilati coltelli. Una volta effettuata tale pulizia potrebbe bastare un trattamento effettuato con cera o con altri prodotti appositi per la manutenzione del vero legno per far sì che la nostra cucina mantenga inalterate le sue preziose caratteristiche.
Ormai lo si sa. Le case sono sempre più piccole e questo è principalmente dovuto, specie nel nostro paese da un fenomeno demografico che porta a ridurre sempre maggiormente il numero medio di componenti di una famiglia. Ed ecco perché sono state inventate le cucine per due: un mondo a parte, funzionale ma romantico che segue le sue regole e le sue precise dinamiche.
Lei e lui in cucina: ansia, stanchezza, gioia, esibizionismo. Anche questo c’è davanti ai fornelli della casa dove abita una coppia.
Partiamo da un concetto: vi è un ruolo che, volenti o nolenti, accomuna tutti: il ruolo di “casalinghi”. Potrà variare magari come intensità, come ritmo, come qualità, secondo il livello socio-economico, secondo la sua composizione famigliare e secondo il tipo di lavoro svolto fuori casa. Sì, certo, oggi la fatica fisica è alquanto diminuita: gli innumerevoli elettrodomestici, i detersivi sempre più perfezionati (e corrosivi), l’arredamento più semplice e funzionale, I tessuti che non si stirano e i pannolini che si gettano hanno portato un grosso sollievo. Ma se il lavoro casalingo è davvero diminuito come fatica, per altri versi è accresciuto a causa del poco tempo disponibile.
Al contrarlo, far da mangiare e preparare dolci sono di gran lunga le attività preferite dagli italiani. Non a caso cucinare è, tra i lavori quotidiani, l’unico che pur nella sua ripetitività non è sempre uguale a sé stesso. L’unico compito che consenta un vero apporto personale di fantasia, creatività e di possibilità di scelta. L’unico il cui risultato, assai tangibile, è immediatamente riconosciuto dagli altri. Ma non è solo questo. Attraverso il cibo è come se continuassimo a trasmettere qualcosa di noi stessi agli altri, ai nostri cari. Il cibo può dunque diventare il mezzo per dimostrare il proprio amore o disamore per l’altro.
Ecco tutti gli aspetti che tengono ben presenti i progettisti de “La Casa Moderna” quando devono allestire una cucina per una coppia. Lo spazio per cucinare, quello per lavorare, quello per conservare e soprattutto… quello per condividere…
Quando qualcuno pensa il contrario di “minimale”, ecco che viene in mente la cucina “decorativa”.
In verità “decorazione” può voler dire tante cose. Si può parlare di “decorativo” quando si ha di fronte una cucina in legno molto lavorata, oppure quando si sta guardando una cucina liscia, ma con delle applicazioni artistiche particolari che la rendono molto originale. Allo stesso modo si può definire una cucina “decorativa”, quando essa è realizzata in stile moderno, ma vi sono stati inseriti elementi d’arredo particolari, come possono essere un bel piano in marmo di Carrara o un elemento ricoperto in foglia d’argento.
Il desiderio di “decorazione” è tornato frequente da qualche tempo, come ribellione al conformismo dello stile minimale. Tantissimi sono stati infatti negli ultimi due o tre anni i progettisti che allo scopo di rendere più originale un loro progetto, hanno preferito deviare dalle rigide regole del “razionalismo” novencentesco, per addentrarsi in un mondo capace di liberarsi dal conformismo dilagante.
Vuoi per l’uniformità dei prodotti d’arredo in commercio, portata dalla grande distribuzione organizzata, vuoi per il desiderio di molti clienti di seguire passivamente le tendenze del momento, infatti, ormai da qualche decennio si assisteva ad un lento ed inesorabile declino del gusto che, se non curato, avrebbe portato la gente ad avere tutti, cucine ed arredi, pressoché uguali. Per questo motivo un’ampia schiera di architetti ha preferito “mettere del proprio” nei progetti di arredo, in modo da consegnare ai committenti degli arredi che fossero davvero unici e personalizzati. Questa fotografata, ad esempio, è una cucina realizzata dagli architetti de “La cCsa Moderna” che è stata resa molto particolare grazie al rivestimento che è stato usato per decorare la parete posta sul retro della cucina componibile ed il relativo pavimento. Si tratta, in questo caso specifico, di una carta da parati impermeabile da cucina che, riproducendo gli stilemi di alcune antiche maioliche, riesce a dare alla stanza un effetto colorato ed originale. Gli arredi del resto sono stati progettati al contrario in uno stile molto semplice e sobrio in modo da non appesantire ulteriormente un ambiente che altrimenti sarebbe diventato davvero oppressivo. Si tratta di una metodologia di lavoro molto frequente in chi preferisce “decorare” in qualche modo la propria cucina: non si toccano gli arredi, non si appesantiscono le linee, ma allo stesso tempo si dà un grande valore estetico alle finiture edili rendendole parte integrante di un progetto di decorazione bello ed originale. C’è chi fa operazioni del genere agendo sugli infissi, chi le fa pitturando le pareti con colori estremi, chi utilizza le tende e chi invece preferisce decorare la propria cucina con dei particolarissimi utensili. Ogni sistema è lecito in questo caso, basta che alla fine, l’effetto complessivo possa essere piacevole alle vista.
La potremmo anche definire la cucina “Tutto in Uno” perché racchiude in sé tutti gli aspetti funzionali della zona giorno di una casa abitata da una sola persona.
L’idea di cucina come spazio domestico dotato di un aspetto formale definito avrebbe sicuramente divertito i nostri avi, per i quali questa stanza non era altro che una sorta di “sala macchine”, confinata in una zona secondaria della casa. Finché le cucine sono rimaste nelle case dei poveri di città o di campagna, oppure il regno della servitù nelle case dei ricchi, non ci si poneva il problema di attrezzarle, arredarle o decorarle per fini diversi da quelli pratici. Naturalmente, il carattere essenziale di quelle vecchie cucine, in cui si conservavano vasellame e stoviglie e si cucinavano vivande, carne e prodotti caseari esercitava un certo fascino, ma la cucina era di solito un luogo non confortevole, male illuminato, scarsamente arieggiato e decorato con sobrietà per nascondere le zone sporche dalle stufe a carbone e dalle lampade a gas. Dopo i vari mutamenti sociali conseguenti i due conflitti mondiali, si iniziò a dare particolare enfasi all’efficienza e all’ergonomia. Ispirate alle nuove cucine modulari create negli Stati Uniti attorno agli anni ’20 ed equipaggiate con gli elettrodomestici più all’avanguardia, molte cucine del dopoguerra sembravano una versione domestica delle linee produttive di tipo industriale: rivestimenti in nuovi laminati facili da pulire, luci al neon e il pavimento in linoleum o vinile. La reazione alla freddezza di questi ambienti e lo stile di vita sempre più informale che si affermò a partire dagli anni ’60, portarono all’emergere di un’infinita varietà di stili: le abitazioni di provincia avevano le loro cucine “country” in cui gli elettrodomestici di ultima generazione erano nascosti dietro pannelli con motivi ornamentali in stile “Edoardiano”, mentre il massiccio ricorso all’acciaio inossidabile, in città, elevava i cuochi di casa a esperti in tecnologia dell’alimentazione.
La cucina diventava proprio in quel periodo “la cucina componibile”, grazie alle industrie del mobile che pian piano si affacciavano a questo mondo progettuale. Ma la cucina in qualche modo restava relegata in una stanza (di solito anche piuttosto piccola) della casa e spesso non aveva nemmeno la velleità di mostrarsi al “pubblico” dei possibili ospiti della zona giorno.
A cavallo fra gli anni ottanta e novanta però è iniziata una grande rivoluzione demografica. Nel giro di vent’anni, come spiega l’Istituto di statistica Nazionale, il numero medio di componenti di una famiglia è sceso da 2,7 (media 1995-1996) a 2,4 (media 2015-2016). Ma il fatto più sensazionale è che ormai quasi una famiglia su tre risulti in Italia, composta da una sola persona.
Tutto ciò non poteva che portare ad un’ampia riflessione sul modo di progettare ed arredare le case degli italiani.
Questa fotografata, ad esempio, è una cucina realizzata dai progettisti de “La Casa Moderna” per una persona che vive da sola in un bellissimo loft cittadino. La tipologia del committente è facile da intuire da alcuni particolari progettuali, come la mancanza del tradizionale forno grande (sostituito da uno piccolo multifunzione appoggiato sul piano) e del grande frigorifero a colonna. Tutti gli elementi di questa cucina sono razionalmente pensati per essere utilizzati da una persona soltanto. Il lavello è ampio ma dotato di una sola vasca, il piano cottura è ad induzione per facilitare la pulizia e le finiture superficiali di piani e mobili sono realizzate in materiali robusti e pratici da mantenere.
Ovviamente chi è solo, deve molto spesso pensare ad ospitare la famiglia o gli amici che di volta in volta verranno di certo a trovarlo. Ecco che a questo scopo, al tavolo da pranzo posto in mezzo alla cucina “living”, è stato aggiunto alla cucina una ampio e comodissimo piano penisola dotato di sgabelli, certamente capace di rendere ogni serata divertente ed informale.
Un altro progetto de “La Casa Moderna” che fa capire quanto sia possibile personalizzare al massimo ogni locale della casa seguendo esattamente ogni esigenza del cliente.
In cucina, più che i grandi spazi, conta il giusto rapporto fra le varie attrezzature. Quando fantastichiamo sulla nostra cucina nuova o sui miglioramenti della vecchia, dovremmo ricordare sempre che alcune dimensioni minime vanno pur rispettate! Più che la grandezza del nostro locale cucina (che, quasi sempre, ci dobbiamo tenere cosi com’è, con le dimensioni scelte dal progettista del fabbricato), a noi devono interessare le misure minime indispensabili per sistemare i mobili così da muoversi con facilità; senza sbattere negli spigoli, senza battere la schiena quando dobbiamo aprire un cassetto o chinarci davanti a un’anta, senza dover fare troppi passi per passare da un mobile al fornello, o dal frigorifero al piano di lavoro, senza incrociare un movimento con l’altro e senza trovare già ingombro da altre stoviglie, l’appoggio che ci serve proprio in quel momento. Se i nostri mobili sono sistemati uno di fronte all’altro, in una cucina lunga e stretta, lo spazio centrale dovrà essere di almeno 1 metro e 20 cm (come nella cucina in foto): così potremo chinarci comodamente a prendere i piatti dai vari contenitori, senza doverci rialzare quando un’altra persona passa dietro di noi. Se questa misura si riduce fino a un metro (ma mai al di sotto!), allora è meglio scegliere mobili-base con antine non più larghe di 45-50 cm, per non doverci spostare quando li apriamo e per poterci muovere, anche se di costa, ad antine aperte e comunque rassegnandoci ad alzarci e scostarci al passaggio di chi ci sta aiutando in quel momento. Meglio ancora se lo spazio libero può essere creato di fronte al piano di lavoro, perché in quel caso potremo permetterci di inserire, subito sotto il piano del mobile-base, un tavolo bancone che ci consentirà di lavorare seduti, giacché una persona seduta davanti a un tavolo occupa uno spazio di circa 55-60 cm dal bordo del tavolo stesso. Cerchiamo di evitare anche che la sistemazione del lavello o del piano di cottura sia troppo nell’angolo: rischieremmo ogni volta di sbattere i gomiti nel muro. Non interrompiamo la continuità del piano di lavoro, così utile, inserendo ad un certo punto un blocco alto (a “colonna”, come dicono i progettisti); se proprio vogliamo un elemento di questo tipo, disponiamolo sempre in fondo alla parete, come elemento terminale o d’angolo. Oppure utilizziamo questi armadi per creare dei mobili multifunzione esattamente come quello qui fotografato.
Consideriamo ora in dettaglio i mobili di una cucina: le loro misure in altezza sono molto importanti e devono essere rapportate all’altezza di una persona di media statura. C’è un’altezza per la mano che afferra un oggetto in alto a braccio teso, o che apre un cassetto o un’anta, o che posa un recipiente su un piano; c’è un’altezza per l’occhio che vede all’interno di uno scaffale o di un cassetto, eccetera, eccetera. Piani di lavoro, armadietti pensili, mobili a tutta altezza, cassetti, ante, devono essere dunque disegnati e proporzionati in modo da ridurre al minimo lo sforzo e la fatica di chi li usa: chinarsi sotto il piano di un mobile-base è più faticoso che tendersi in alto verso un mobile pensile e, oltretutto, richiede più spazio libero intorno. L’altezza più comoda da raggiungere con la mano e con l’occhio è tra gli 80 e i 150 cm; se ci troviamo di fronte a un piano di lavoro sporgente, ci possiamo allungare in avanti senza fatica fino a una profondità di 170 cm; non impediti da questa maggiore sporgenza, possiamo arrivare comodamente anche fino a una profondità di 195 cm.
Insomma sono tante le cose da tener presenti quando si progetta per un ambiente che richiede una cucina realizzata davvero “su misura”, come quella di questa foto. I progettisti de “La Casa Moderna” fanno questo tipo di lavoro da sempre.
Interpellarli per un consiglio farà comprendere la loro competenza e la loro grandissima professionalità.
La cucina, ormai si sa, è uno delle tipologie di arredo che più è suscettibile alle tendenze e alle innovazioni che interessano il mondo del design. Fra queste, da qualche anno, sta prendendo sempre più piede l’uso di un materiale di rivestimento molto particolare che parrebbe poco adatto a questo tipo di utilizzo: il vetro. La cucina de “La Casa Moderna” qui a lato fotografata è un esempio di come questo materiale possa essere egregiamente utilizzato in versione “lucida” laccata, per la realizzazione di ante e di fianchi di rifinitura dei mobili.
In commercio esistono in generale due tipologie di cucine con le ante in vetro. Quella più semplice, viene realizzata applicando direttamente una lastra di vetro, precedentemente laccata, su di un pannello in nobilitato predisposta all’uopo. La versione più complessa e pregiata è invece quella che prevede l’inserimento di una lastra in vetro infrangibile (solitamente anche questa laccata), all’interno di un robusto telaio di alluminio fatto apposta per contenerlo. La finitura in vetro può sembrare a prima vista delicata e poco adatta all’uso in cucina, in realtà essa possiede delle caratteristiche di resistenza ai graffi notevoli e, specie nella versione lucida, anche di facilissima pulizia. Quello di cui deve fare attenzione chi opta per questo tipo di cucine sono gli urti. Sia nella versione “pannellata” sia in quella “intelaiata” infatti, il vetro rimane esposto e per questo motivo deve essere utilizzato facendo attenzione a non urtarvi addosso con corpi contundenti, specie se in metallo.
Una delle caratteristiche principali per la quale si può preferire la cucina in vetro è senza dubbio lo stupefacente effetto estetico che sono capaci di offrire. Tale effetto è dovuto essenzialmente alla lucentezza del materiale ed alla particolare rifrazione alla luce che esso offre, a seconda se esso è prodotto in versione lucida o satinata. La versione satinata è attualmente la più in voga. Si tratta di una lastra che una volta sabbiata con degli appositi procedimenti industriali, viene laccata all’interno in tutti i colori possibili. Ciò che si può considerare un’accezione negativa di questo tipo di cucina è ovviamente il suo costo. Sia nella versione pannellata (più economica), che in quella intelaiata (più costosa) l’anta in vetro ha generalmente un costo più alto del normale. Ciò può essere un problema per chi desidera una cucina che abbia un costo molto accessibile, ma per chi preferisce investire qualche soldo in più nell’arredo-casa, può senz’altro trovare la maniera per arredare la propria stanza cucina con un prodotto esclusivo, dotato di caratteristiche davvero notevoli.
Quando si progetta una cucina componibile si dovrebbe sempre tener conto di quelle che sono le diverse altezze che risultano “comode” per una persona, a seconda del lavoro e della posizione che essa sceglie per lavorare. Se non si tenesse conto di certe indicazioni di massima risulterebbe difficile, per non dire impossibile, vedere ad esempio cosa c’è in uno scaffale più alto di 190 cm o in un cassetto più alto di 160 cm. Attualmente quasi tutte le cucine in produzione prevedono armadi pensili e a colonna che, a seconda della scelta, possono raggiungere l’altezza normale di 2 metri e 10 cm circa dal pavimento, oppure anche altezze superiori, fino ad arrivare addirittura a 2 metri e 70 cm; quest’ultima soluzione può essere preferita quando non abbiamo sufficiente spazio per riporre servizi, stoviglie, recipienti o altri oggetti che vengono usati solo raramente, ma in tutti gli altri casi potrebbe obbligarci all’uso quotidiano di una scaletta che appesantirebbe, intralcerebbe e rallenterebbe troppo il nostro lavoro. Per questo nella cucina della foto si è optato per utilizzare pensili alti soltanto 36 cm, perché con tale altezza, tutto potrà essere contenuto a portata di mano.
Ormai, nelle cucine di serie, i comodi ed ampi piani di lavoro posti al di sopra dei mobili base, o quelli a colonna bassa (come quelli che si vedono in questa foto) sostituiscono sempre più spesso i tavoli da cucina, anche perché permettono di avere piani laterali al lavello o ai fornelli, riducendo inutili spostamenti; per questo la profondità dei piani, fino a poco tempo fa non superiore ai 50 cm (o addirittura ai 45 cm per il lavello) è stata aumentata fino a 60 cm, misura ormai standardizzata perché si è rivelata la più idonea non solo per tante diverse esigenze di componibilità, ma anche di utilizzo. Sull’altezza dei piani, invece, l’accordo è meno facile: l’altezza media dell’uomo è superiore a quella della donna, mentre scende notevolmente per i bambini. Sappiamo anche troppo bene, poi, che gran parte di tutto il lavoro in cucina si svolge in piedi; dal momento che in cucina ci si trova spesso a fare operazioni in cui bisogna vedere bene cosa si stia facendo, un’altezza che può variare dai 110 ai 140 cm può risultare più comoda per chi intende manovrare senza stare troppo tempo chinati sul piano.
Nel design delle cucine componibili si cerca ultimamente sempre di ottenere un effetto tendente a minimizzare quegli orpelli, quali possono essere le maniglie, tendenti a disturbare la linearità dello stile.
Le maniglie infatti, oltre ad avere una funzione operativa (quella di poter consentire l’apertura di ante e cassetti), diventano quasi sempre anche un elemento decorativo, specie quando si sviluppano su tutta la lunghezza delle ante. Per risolvere questo tipo di problema, fin dagli inizi degli anni ’70, si è pensato di costruire per i mobili da cucina, delle strutture fornite di “gola” che permettessero di fare a meno delle maniglie. Vi sono però numerose produzioni, (come la cucina Sandy de “La Casa Moderna” che si vede in questa foto) che possiedono delle ante, che attraverso delle speciali “scanalature” permettono di inserire le punte delle dita in questi canali per poter aprire ante e cassetti.
Per poter optare per questa soluzione però bisogna fare molta attenzione al materiale con cui sono costruite le ante. Questo perché solo alcuni materiali perfettamente impermeabili, come il polimerico o il metallo, consentono un uso tale da permettere, ad esempio, di aprire le ante con le mani bagnate, senza rischiare di sciupare la superficie delle ante stesse.
I materiali con cui si rivestono le pareti, in cucina come nel bagno, assumono spesso un’importanza estetica pari a quella che potrebbero avere gli stessi mobili che ne compongono l’arredamento.
Design e tecnologia nel settore dell’arredamento hanno permesso, di proporre per lo spazio “Cucina” soluzioni che un tempo potevano essere considerate praticamente impossibili.
E’ il caso di quanto è acceduto con i rivestimenti in pannelli che si vedono ultimamente in numerose cucine come quella che si vede in questa foto. Belle, pratiche e molto efficienti, queste cucine presuppongono una scelta di materiali ben studiata che consenta di porre dei rivestimenti a parete che non siano danneggiabili durante il loro normale uso.
E’ il caso dei pannelli in “legno” che si vedono in questa foto. Essi in realtà sono realizzati in un robustissimo “Laminato Hpl” inattaccabile dall’umidità e molto resistente al calore dei fornelli. Si tratta di un materiale innovativo, che esiste in molteplici finiture e che fino a qualche anno fa era utilizzabile soltanto per la costruzione dei piani di lavoro delle cucine. Adesso, grazie anche al suo spessore ridotto (solo 1,2 cm) esso può essere applicato a parete al posto delle piastrelle o di qualsiasi altro rivestimento con eccellenti risultati sia estetici che funzionali. Per la zona lavello, esso risulta perfetto grazie alla sua impermeabilità totale. Così come avviene per la zona sotto la cappa in cui rende facile la pulizia e risulta essere inattaccabile al vapore ed agli unti. Per la zona dietro al piano cottura, esso potrebbe danneggiarsi solo se si trovasse per lungo tempo a contatto con la fiamma e per questo motivo esso viene completato in quella zona con un sottile lamina in acciaio di protezione.
Talvolta è tale nelle persone il desiderio di abitare in ambienti la cui atmosfera sia davvero piacevole da vivere, che per ottenere questo risultato si diviene disponibili anche a numerosi compromessi.
La cucina fotografata qui a lato, ad esempio, presenta una caratteristica predominante molto originale data dalla sua enorme cappa. In fin dei conti non si tratta che della soddisfazione di una ricerca intima che rende estremamente conviviale un ambiente che potrebbe essere al contrario molto freddo e poco personale.
La componibilità dei moduli in cucina, si traduce in soluzioni praticamente su misura. Da un modello base però, brand come “La Casa Moderna”, sono anche capaci di fornire versioni differenti che possono essere per questo personalizzate al massimo. Il caso della cappa mostrata in questa foto risulta particolarmente esplicativo di questa ampia possibilità di differenziazione. Nello specifico si tratta di una realizzazione artigianale che è stata inserita all’interno di una composizione lineare, al posto delle classiche “cappe” in acciaio o legno che di solito corredano tali ambienti. L’effetto ottenuto è quello di una cucina “Focolare” attraverso la quale tutto l’ambiente viene ad assumere un sapore particolarmente caldo e conviviale. La cappa, con le sue dimensioni generose, diviene quasi il centro vitale di tutta la casa. Un centro che, ovviamente, necessita di essere valorizzato da un arredo all’altezza della situazione. In questo caso specifico ad esempio si è optato per delle splendide ante a telaio in vero legno di rovere in finitura “vintage”, abbinate a delle essenziali ante bianche.
Ovviamente realizzazioni di questo tipo sono realizzabili soltanto da brand che, come “La Casa Moderna”, sono abituatI ad offrire un servizio di progettazione e di personalizzazione estremamente efficienti e convenienti.
La Falesia è una costa rocciosa con pareti a picco, alte e continue, affacciata sul mare. E guardando sul fondo di questa foto si capisce perché è stato quel grande armadio contenitore posto in parete, a dare il nome a questo tipo di cucina.
In cucina, tutti lo sanno, l’importante è avere a portata di mano le cose al momento giusto, ma quando queste non servono, è bene che siano riposte in un luogo sufficientemente grande e accessibile. Generalmente gli elementi destinati a ospitare utensili e provviste sono, in cucina, i pensili fissati a parete ed i mobili bassi (le basi) sottostanti. Il loro volume però è spesso insufficiente a contenere tutto e per questo sono sempre più comuni le cucine dotate di ampie armadiature che ne caratterizzano lo stile e ne determinano la funzionalità.
In genere si tratta di cucine dotate di bancone ad isola (come quella fotografata) che, non utilizzando le pareti presenti per poggiarvi basi e pensili, lasciano liberi ampi spazi da poter riempire con dei mobili a colonna. Quello che possono contenere questa sorta di armadiature è abbastanza risaputo. Possono essere il posto più adatto dove alloggiarvi importanti elettrodomestici come il frigo, il forno ed a volte addirittura la lavastoviglie. Grazie alla loro profondità sono adattissime ad essere il contenitore ideale per le pentole, le padelle, le bottiglie, i piccoli elettrodomestici e tutto quanto di più voluminoso possa essere usato in cucina. Ma anche per gli oggetti piccoli la nostra “Falesia” casalinga può essere utilissima. Quella fotografata in questa immagine, ad esempio, è dotata di due comodissime colonne estraibili laterali da 30 cm ciascuno che, essendo dotate di due cestelli che escono completamente dalla profondità del mobile, sono utilissimi per contenere le bottiglie e lo scatolame. Hanno la stessa misura (30 cm) anche le due simpatiche colonne a giorno che hanno la funzione di smorzare l’ampio volume di questa grande armadiatura. Del resto una Vera falesia, può essere considerata bella proprio per la sua conformazione variegata.
In cucina, forse più che altrove, le superfici maggiormente “visibili” assumono un’importanza tale da caratterizzare spesso l’intero progetto.
Il valore intrinseco di una cucina dipende infatti da un’infinità di fattori, non ultimi la bellezza e la qualità dei materiali. E quando si parla di materiali in cucina vanno considerati soprattutto quelli che decorano le superfici esterne, quelle delle ante e quelle dei piani di lavoro.
Da sempre, il materiale “per eccellenza” con cui vengono costruiti mobili e cucine è il legno, ma ormai da molti anni, altri materiali si sono affacciati su questo mercato e hanno reso possibile la realizzazione di numerose novità. Si cominciò già negli anni ’90 col produrre le ante in vetro (anche se in verità già molto prima furono usati materiali tecnologici come la lamiera e l’alluminio) al posto del legno o del laminato. Intorno al 2000 fu iniziata da qualche azienda, la produzione di cucine rivestite in sottili lamine di materiali simili alla pietra (come ad esempio la Kerlite) che furono molto apprezzati per la loro bellezza, ma che avevano un costo abbastanza alto. Ci fu poi un periodo in cui le ante venivano spatolate con dei materiali decorativi capaci di rendere le superfici molto simili al cemento.
Da qualche anno sono stati messi in produzione del laminati Hpl e dei laminati su supporto legnoso che sono davvero del tutto simili alla pietra ed al cemento pur avendo dei costi di realizzazione ben più bassi.
Nel caso della cucina “Sistematica” de “La Casa Moderna ” qui fotografata, ad esempio, si è previsto l’uso su di un’ampia superficie (pensili, schienale e piani di lavoro) di un laminato effetto pietra ad alta resistenza che può essere considerato a tutti gli effetti una versione “materica” di cucina, pur mantenendo un prezzo molto accessibile. In questo caso specifico la superficie simula una pietra scura, molto venata e dall’effetto ruvido, ci sono però disponibili in collezione numerosi altri tipi di laminati che si possono utilizzare anche con superfici lisce e con colori molto chiari. Il loro uso dipende essenzialmente dall’inserimento voluto all’interno di un progetto; di solito li si usa “in piccole dosi” abbinati a colori uniti opachi, che siano capaci di valorizzarli, ma in cucine di grandi dimensioni è possibile inserirli anche in quantità più evidenti, magari intervallandoli con altri colori in abbinamento, come possono essere l’antracite (il colore delle maniglie qui sopra fotografate) o l’acciaio.
Abbiamo dunque terminato questa nostra ampia rassegna con le più importanti novità e conferme che hanno interessato ultimamente il mercato delle cucine componibili.