Da quando intorno agli anni settanta, nelle Tv italiane, si sono cominciate a vedere in Tv le prime cucine “con penisola” di provenienza ovviamente americana, è nato anche qui da noi il desiderio di possedere questa particolare tipologia di mobile. Da allora, la cucina con penisola è pian piano diventata quasi un “cult”, un vero e proprio “oggetto del desiderio” che l’hanno resa sempre più comune da trovare nelle case di tutta la nostra penisola.
La cucina con penisola però, nonostante la sua ampia diffusione, rimane in effetti un “sogno proibito” per molti di coloro che la vorrebbero: le case sono piccole, le ristrutturazioni costano, le cucine attuali non consentono facili spostamenti e succede così che questi “ambiziosi” progetti finiscano spesso per restare tali.
Ma perché le cucine con penisola sono così ambite? Quali sono i vantaggi che esse consentono di ottenere? E, soprattutto… perché si incontrano così tante difficoltà nel realizzarle? In fin dei conti, le “penisole” sono dei semplici prolungamenti del piano di lavoro che “spezzano” la cucina in aree separate ma comunicanti fra di esse.
In una cucina già completamente arredata, ma anche in un locale da progettare dal nulla, l’inserimento di una sezione sporgente supplementare può risolvere molti problemi logistici di organizzazione spaziale. Si tratta solitamente di un vero prolungamento dei mobiletti di base, completo di piano d’appoggio, che funge da vera e propria “isola operativa”, la quale, nel caso che lo spazio scarseggi, può però ridursi anche a un semplice tavolo a ribalta o a un piccolo bancone.
L’elemento “a penisola” in una cucina è quindi consigliabile in tutti i casi in cui serva un divisorio tra due zone dello stesso locale: in quelli in cui si ha la necessità di creare una sorta di “strapuntino” su cui consumare dei pasti, oppure in quei casi in cui il piano di lavoro, che “naturalmente” si verrebbe a creare nello sviluppo di una normale composizione di mobili componibili, sia carente dal punto di vista prettamente funzionale. Se stiamo progettando dunque una sistemazione del tutto innovativa della nostra stanza, bisogna tener presente che un prolungamento delle basi può rivelarsi estremamente versatile e risolvere numerosi problemi: ad esempio, permettendo l’incasso di un lavello, di un piano cottura o un forno, nella parte sottostante come contenitore supplementare.
In linea generale si può senz’altro dire che potrà indirizzarsi verso la cucina con penisola chi possiede una cucina con pianta grande e quadrata: in molti casi essa diventerà infatti più funzionale con l’aggiunta di una componente centrale che funga da centro operativo. Naturalmente, i mobiletti collocati in questa zona saranno visibili da entrambi i lati (il fronte e il retro) e, a tale proposito, le case produttrici hanno ideato degli elementi rifiniti con pannelli o con doppie antine che possono essere utilizzati in qualche caso addirittura da entrambi i lati come contenitori.
La “progettazione”, in questi specifici casi, diventa un fattore di importanza basilare. Una cattiva disposizione dei mobili di cucina può causare un grave dispendio di energia; quando la progettazione è curata nei minimi particolari, invece, si può risparmiare molta fatica nelle fasi di preparazione e di servizio dei cibi. Nel nostro caso specifico questo “assioma” risulta essere particolarmente vero: dato che l’elemento a penisola si protende verso il centro della stanza, infatti, è essenziale studiarne attentamente la posizione, soprattutto se la cucina è piccola. Un mobile sistemato in modo errato può diventare altrimenti un vero ostacolo.
Quando si ha l’idea di realizzare in casa propria una cucina con penisola, prima di iniziare il progetto vero e proprio, occorre definire le priorità e prevedere anche le possibili esigenze future. Bisogna considerare il nostro stile di vita, l’architettura della nostra casa, le nostre abitudini culinarie, la frequenza con cui abbiamo l’abitudine di ricevere ospiti e la presenza o meno, nella nostra abitazione, di uno spazio esclusivamente destinato al pranzo. Così facendo, gradualmente, lo stile e la configurazione della cucina che desideriamo, prenderanno forma e cominceremo a renderci conto delle difficoltà che a volte si incontrano in un progetto di questo tipo. Sarà infatti a quel punto che occorrerà decidere se è preferibile affidare il progetto, totalmente o in parte, a un professionista, oppure optare per il “fai da te”. Tale scelta è di importanza basilare e va fatta ben sapendo che una cucina di questa particolarissima morfologia richiede delle conoscenze, sia architettoniche che prettamente funzionali, difficili da ottenere.
Le domande a cui dobbiamo innanzitutto rispondere sono bene o male queste:
Una volta risposto a tutte queste domande, consideriamo bene le dimensioni e la forma della nostra cucina e dunque domandiamoci se essa è abbastanza grande per svolgervi le attività che abbiamo programmato e contenere altresì gli elettrodomestici e gli elementi contenitori di cui abbiamo bisogno, senza che un eventuale bancone o penisola siano di ingombro. Proviamo a disegnare la pianta della cucina su carta millimetrata, evidenziando i punti cruciali in cui si concentra il lavoro e i percorsi da seguire per spostarsi da uno all’altro. In una cucina in cui aggiungeremo l’elemento a penisola, metteremo anche due o più sedie intorno all’area in cui pensiamo di inserire il nuovo componibile e ci accerteremo che non risulti di intralcio. Se la risposta è no, in base ai nostri tempi e alla nostra disponibilità economica, sarà a quel punto possibile ampliare lo spazio operativo e aggiungere questo importantissimo elemento di arredo.
E una volta realizzato questo sogno ed effettivamente costruita la propria cucina con penisola, su quali fantastici vantaggi potremo finalmente contare? Vediamone alcuni:
Anche in una cucina molto piccola è utilissimo un angolo in cui preparare e consumare la prima colazione. In molte delle foto presentate in questo articolo, un elemento a penisola sporge all’estremità di una linea di componibili senza però interrompere la continuità del piano di lavoro. Le mensole o i pensili posti sopra il tavolo/bancone non ingombrano ma offrono il supporto ideale per disporre oggetti ornamentali o funzionali. Il piano del bancone sporge su più lati in modo che due o tre persone possano sedersi attorno abbastanza comodamente; i top destinati a questo uso danno alla penisola una linea pulita, però permettono di essere usati proprio come dei veri tavoli. Insomma, tutto concorre a far sì che sia comodissimo sedersi in maniera semplice e veloce intorno al bancone per fare colazione.
In verità sarebbe meglio fare colazione come si vede a volte in quei film inglesi in cui, come è spesso norma nel mondo britannico, di mattina ci si siede tranquillamente a tavola gustando un pasto vero e proprio, magari mentre si legge il giornale appena giunto alla porta di casa. Ma la nostra realtà quotidiana invece è ben diversa: tutti andiamo a lavorare, tutti abbiamo poco tempo, tutti la sera abbiamo da fare fino a tardi ma i bimbi devono essere accompagnati a scuola alle otto, gli uffici e le fabbriche aprono presto e si finisce dunque quasi sempre per avere pochissimo tempo da destinare al primo importantissimo pasto. E allora? Come fare per rendere tutto più rapido e funzionale ma al tempo stesso comodo e rasserenante? Basta creare uno spazio apposito dove sia possibile sedersi in modo informale, consumare un pasto senza nemmeno apparecchiare ed avere la possibilità di bere un buon caffè, un caldo caffellatte o un fresco succo d’arancia, proprio come faremmo al bancone di un bar. Per ottenere questo, sono indispensabili due cose: un piano di appoggio che non abbia una superficie inferiore ai 60 cm e uno spazio prospiciente equivalente, ove sia possibile alloggiare una sedia o uno sgabello. A quel punto il gioco è fatto! Ci sarà tranquillamente agevole poggiare in maniera molto veloce un bel vassoio di biscotti o di piccoli spuntini salati, una caraffa di latte, due caffè e magari un buon succo di frutta e consumarli in maniera molto comoda prima di uscire per andare a scuola o al lavoro.
Un elemento a penisola, come si è detto, è una soluzione molto valida per separare la zona pranzo da quella di preparazione dei cibi. Oltre al vantaggio di avere a disposizione una maggiore superficie di lavoro, attraverso questo elemento d’arredo è infatti immaginabile creare un’atmosfera più rilassata nella zona pranzo, magari posta di fronte alla cucina, pur avendo a portata di mano tutto ciò che occorre per cucinare. In una cucina di grandi dimensioni la penisola può dunque benissimo diventare il punto focale della stanza e occupare anche una porzione considerevole di spazio. In questo caso, oltre a una parte bassa composta da mobili “base”, essa può includere anche elementi sospesi al soffitto (come delle mensole) oppure montati in appoggio sopra le basi stesse, a volte posti allo scopo di creare dei veri e propri rialzi.
In una cucina dalle misure ridotte, conviene invece optare per un mobile che non superi in altezza il piano di lavoro e non ingombri eccessivamente. Facendo dunque attenzione a non alterare il calibrato gioco di proporzioni, ci sarà possibile sistemare un elemento sporgente anche nella cucina più compatta. Alcuni produttori presentano una variante più comoda del semplice prolungamento della basi: si tratta di un bancone snack formato da un piano d’appoggio leggermente più ampio rispetto ai mobiletti di sostegno, in modo da lasciare spazio per le gambe di chi è seduto. Esso è vuoto sotto e, inoltre, per adattarsi alla pianta del locale può essere non posizionato perpendicolarmente in linea retta ma può formare un angolo diverso, dando al bancone stesso una forma originale ed inusuale.
Un caso molto frequente di questo tipo di uso della penisola è quello che si ha quando il piano di lavoro viene appoggiato ad un vero e proprio “muretto”. Questo avviene quando la necessità di separazione fra due zone dello stesso ambiente è particolarmente accentuata oppure quando si vuole separare gli ambienti anche a livello stilistico. La penisola di una cucina componibile ha infatti, sia internamente che esternamente, delle caratteristiche che rispecchiano quelle dei mobili da cui la cucina stessa è composta. Questo, in qualche caso, può risultare un problema quando all’esterno di quest’ultima, si vanno ad accostare arredi che poco hanno a che fare con la cucina a livello stilistico. Una penisola dotata di un muretto di separazione può risultare un’ottima soluzione a questo tipo di problema, perché consente di disgiungere nettamente due ambienti pur senza creare divisioni fisiche che a livello ottico possono risultare deleterie.
A volte l’elemento “a penisola” in una cucina, si rivela molto utile per inserirvi un elettrodomestico di grandi dimensioni, come un forno o un lavello, che altrimenti si avrebbe difficoltà nel sistemarlo “a parete”. Questa soluzione si dimostra dunque particolarmente efficace qualora si desideri disporre gli elettrodomestici in un’unica zona della cucina ma la parete non è abbastanza lunga per ospitarli tutti ed è altrettanto utile quando vorremmo inserire un elettrodomestico in più, ad esempio un’asciugatrice, ma non abbiamo assolutamente spazio per farlo. Per adibire una zona “lavaggio” in una penisola, ad esempio, è possibile farlo utilizzando dei mobili capaci in qualche modo di “prolungare” la linea solitamente dritta dei mobili base, verso il centro della stanza. In questo caso i componibili con ripiani girevoli, che vengono solitamente usati negli angoli delle cucine, sono estremamente utili da utilizzare nel punto in cui la penisola si unisce alle altre basi. In quel modo sarà infatti possibile creare dei veri e propri prolungamenti, in cui sarà facilissimo inserire qualsiasi tipo di lavello ma anche ogni lavastoviglie, lavatrice o asciugatrice.
In questo caso è opportuno ricordare che sarà necessario realizzare anche un allacciamento con le tubature dell’acqua: si tratterà di un intervento più semplice rispetto a quello che viene svolto nel caso della cucina a “isola”. Infatti le tubature stesse si possono nascondere dietro i componibili. Una volta effettuate le dovute predisposizioni (acqua calda, acqua fredda e scarico), inserire un lavello in un elemento a penisola è un’impresa piuttosto semplice. La collocazione del lavello al centro della stanza è però sicuramente più particolare di quella contro la parete: solo nel primo modo infatti le vasche risultano accessibili da entrambi i lati e questo può creare a volte il problema dei piccoli schizzi che possono fuoriuscire dal lato posteriore del lavello. Per evitare questo problema, la cosa più logica da fare è quella di progettare il piano di lavoro in cui sarà alloggiato il lavello, con una profondità tale da impedire la dispersione di acqua nell’ambiente.
A pensarci bene, si può senz’altro immaginare che il design delle attuali cucine a penisola abbia a suo tempo preso spunto proprio dai “banconi” che caratterizzano i locali commerciali, dove si è soliti consumere alimenti e bevande in piedi oppure seduti su degli sgabelli dotati di altezza adeguata. I veri banconi del bar hanno però una caratteristica peculiare che li rende particolarmente pratici per il loro uso: la doppia altezza del piano di appoggio. In questo caso infatti solitamente, il bancone ha un’altezza di circa 90/95 cm dal lato dove lavorano gli operatori, mentre raggiunge i 110 cm dal lato degli avventori. Anche nelle cucine, questo tipo di disposizione è spesso utilizzato; il suo impiego è in verità più in comune nel resto d’Europa, piuttosto che in Italia, ma anche da noi è possibile trovarlo, magari nelle case particolarmente grandi. A prima vista la differenza che salta di più all’occhio di chi vede un bancone penisola “bar”, è l’altezza degli sgabelli che servono per raggiungere facilmente il suo piano. Essi, in questo caso, dovranno infatti avere un’altezza di seduta intorno ai 70/75 cm e dovranno essere dunque abbastanza più alti di quelli che si utilizzano con le penisole alte 90 cm.
In realtà però, la vera differenza fra un bancone penisola bar e un bancone normale sta nella ridotta disponibilità di piano d’appoggio, il quale offre però una maggiore praticità dovuta all’altezza “maggiorata” che rende più comodo il consumo di bevande e alimenti. Nel caso del bancone da cucina altezza Bar, ci troveremo dunque di fronte ad un piano di lavoro la cui profondità risulta spesso divisa circa a metà da una mensola “rialzata” che funge da piano d’appoggio per chi rimane dal lato esterno al bancone stesso. Dal lato interno invece, essa diviene una sorta di “coperchio” per un rialzamento utile per riporre bicchieri o altre stoviglie. Il bancone “bar” quando è posizionato in cucina, può dunque essere utilizzato per il suo scopo “originale” (quello di poter servire da bere a degli ospiti), ma può risultare utile anche in tutte quelle situazioni in cui sia necessaria una separazione più “netta” fra l’interno e l’esterno della cucina componibile stessa. E’questo il caso che si incontra quando, ad esempio, ci si trova in stanze particolarmente grandi, oppure quando (come vedremo nel paragrafo successivo) viene alloggiato un piano cottura internamente alla superficie del piano della stessa penisola.
Come quando avviene di dover posizionare una zona lavaggio all’interno di una penisola, anche nel caso della “zona cottura” risulta a volte essere molto utile poter contare su di un piano di lavoro aggiuntivo, che permetta di alloggiarvi comodamente un bel piano di cottura, oppure un forno. Il caso più frequente è ovviamente quello che prevede l’inserimento del piano di cottura, per il quale è assolutamente opportuno adottare alcune importati accortezze: per prima cosa è da considerare il fatto che quando si installa un elettrodomestico all’interno di una penisola, quest’ultima deve avere una profondità tale da poterlo contenere. La profondità minima che è possibile considerare in questi casi è di 60 cm ma è necessario valutare anche che, se si posiziona un piano di cottura in un bancone penisola troppo preciso, si corre il rischio di creare dei problemi di sicurezza non indifferenti.
Una volta progettate bene le dimensioni, risulta assolutamente necessario porre la dovuta attenzione alla praticità di istallazione, posizionando il piano di cottura in una zona dove sia possibile facilmente arrivare col tubo del gas e dove sia possibile in maniera relativamente semplice collocare una cappa. Quello della “cappa”, nel caso delle cucina a penisola o ad isola, è un argomento davvero molto ampio che meriterebbe un paragrafo a sé*; nel nostro caso ci limiteremo a dire che, in quelle composizioni a penisola ove si decide di inserire un piano di cottura, la cappa diventa un elemento di importanza basilare che è necessario progettare facendo molta attenzione alla sua posizione ed alle possibilità che vi sono per provvedere al suo allaccio. La cappa infatti, in questo specifico caso, viene posizionata ancorandola al soffitto anziché a parete e questo presuppone che il soffitto abbia una giusta altezza (né non troppo alto, né troppo basso) e che sia possibile, attraverso di esso provvedere a fornire la cappa stessa degli allacci dell’elettricità e del tubo di sfiato. Una situazione dunque abbastanza complicata, che ha suggerito ai produttori di elettrodomestici la creazione di zone di aspirazione interne al piano di cottura o al bancone stesso, in modo da evitare i complicati allacci della cappa sospesa.
Per quanto riguarda il piano cottura, esso non ha bisogno di altrettanta attenzione a proposito di allacci. Infatti essi potranno essere facilmente ottenuti passando attraverso i mobili che, nel caso del bancone “a penisola”, saranno per loro stessa natura attaccati a quelli delle basi poste a parete e fornite di allacci elettrici e del gas. Un discorso a parte riguarda invece la sicurezza: un piano di cottura infatti, quando non è posizionato “ a parete”, presenta il problema di rimanere in pratica “scoperto” (cioè privo di separazioni fisiche) da tutti i lati. Questo fatto deve essere opportunamente considerato quando si progetta una cucina con penisola con incassato un piano di cottura perché, in caso contrario, potrebbero presentarsi diversi problemi di sicurezza. Il piano di cottura in questa situazione può essere considerato fonte di pericolo perché ad esempio, quando acceso, potrebbe causare delle bruciature a chi si trova dal lato esterno del banco penisola. Per ovviare a questo problema è possibile sia fornire il retro del piano di cottura di opportune sicurezze (esistono a tal proposito in commercio delle apposite paratie), sia provvedere il bancone di uno “scalino” che, come nel caso del “bancone bar”, formi una sorta di “schienale” che funzioni automaticamente anche da protezione per chi magari si siede di fronte per fare colazione.
Ben più facile l’installazione di un forno il quale, a parte lo spazio necessario al suo incasso (che è pari circa ad un cubo di 60 cm per ogni lato), richiede soltanto uno spazio di fronte per permetterne l’apertura in maniera comoda, cosa non sempre facile quando si parla di cucine a penisola.
Uno dei “plus” in assoluto più graditi da chi pensa di inserire in casa propria una cucina con penisola, è senza dubbio il volume aggiuntivo che si riesce ad ottenere sfruttando come contenitore anche la parte sottostante al bancone. Questo spazio infatti, essendo del tutto in aggiunta a quello che risulta utilizzabile nei mobili a parete, può rappresentare molte volte la soluzione ideale per chi non possiede mobiletti base sufficienti a contenere tutte le stoviglie. Questo tipo di composizione oltretutto consente uno sfruttamento dei mobili che altre tipologie non permettono perché il volume interno può essere usato addirittura da due lati. E’ questo il caso che si incontra quando si è di fronte ad un bancone penisola “bifacciale”, il quale, essendo dotato di aperture da entrambi i lati, può facilmente essere utilizzato da qualsiasi parte del bancone ci si trovi. I banconi bifacciali esistono principalmente di due tipologie: quelli che si aprono da entrambi i lati verso lo stesso spazio interno e quelli che al contrario fanno capo a due diversi spazi, separati fra di loro da uno schienale.
Quello che differisce nella maggior parte dei casi, fra queste due tipologie di mobile penisola bifacciale è la profondità, la quale, nel caso le antine aprano tutte sul solito spazio, è solitamente non superiore ai 60 cm, mentre, nel caso esse aprano su due spazi separati, supera a volte anche il metro di profondità totale. In linea di massima però si può senz’altro dire che un bancone penisola, quando è progettato allo scopo di ottenere del volume aggiuntivo in cucina, non ha grossi problemi di misure: esso può sporgere dai mobili base a parete anche solo di un elemento, così come può, al contrario, diventare una vera e propria appendice “protagonista”, con misure superiori ai 3 metri cubi di volume. Questo è possibile grazie alla presenza in commercio di una notevole quantità di soluzioni compositive a livello di mobili da cucina e al fatto che esistono strutture commerciali, come “La Casa Moderna”, che consentono realizzazioni effettivamente realizzate su misura e personalizzate al cliente.
Un pochino più restrittiva diventa però la situazione quando, al posto delle ante, si decidono di inserire all’interno del bancone di una penisola degli accessori, quali possono essere dei cestelli estraibili e cassetti. In quei casi, è assolutamente necessario tener presente il fatto che tali complementi non possono essere prodotti in tutte le misure e, per questo motivo, è opportuno considerare preventivamente il loro utilizzo in modo da prevederne meglio l’inserimento. In linea di massima si può dire che un bancone, quando deve contenere dei cassetti o dei cestelli, deve possedere almeno una profondità di 50/60 cm e deve sporgere dalle basi a parete per almeno altrettanto. La cosa che avviene però più di frequente è l’inserimento di questo tipo di accessori all’interno di banconi penisola dimensionalmente molto ampi.
Ben diverso è il discorso per chi vuole allestire un bancone penisola soltanto per farne un uso molto più rapido e pratico, come avviene per coloro che lo utilizzano per fare merenda. Il caso non è affatto raro e specie quando in famiglia ci sono dei bambini non proprio piccolissimi oppure dei ragazzi anche molto grandi, è facile incontrare la necessità di fornire la propria cucina con una sorta di strapuntino dove poggiarsi per fare merenda o consumare un rapidissimo spuntino a mezza mattina. In questa circostanza infatti, una piccola estensione verso il centro della stanza può divenire sfruttabile non solo per gli usi “di cucina” ma anche per attività alternative come appunto mangiare in modo svelto ed informale, leggere, scrivere oppure studiare. Questo perché anche un semplice piano aggettante, sia pure di dimensioni molto ridotte, può rivelarsi utilissimo come superficie aggiuntiva. In questo caso si tratta infatti esclusivamente di “superficie”, cioè di un piano di lavoro o di appoggio quasi sempre completamente vuoto sotto che con delle misure anche molto contenute, fuoriesce dal piano che sovrasta i componibili base della cucina.
Per costruirlo i metodi sono tantissimi, praticamente infiniti; il più comune è quello che si adotta quando si fa in qualche modo proseguire il “top” della cucina facendolo sporgere verso il centro della stanza e dotandolo di un sostegno inferiore, quale può essere una gamba o una staffa sporgente a mensola. Vi sono anche situazioni particolari che richiedono, per motivi di poco spazio, che queste “appendici” siano presenti solo quando ce ne sia effettivamente bisogno. Per quelle situazioni sono disponibili in commercio, o possono comunque essere realizzati su misura, degli speciali elementi “estraibili” o “a ribalta” che consentono di essere riposti una volta che non servono e che potrebbero divenire d’impiccio. I sistemi anche per questo tipo di costruzione sono molteplici: si va dai piani estraibili che si “tirano fuori” dalle basi della cucina stessa come fossero un cassetto, fino ad arrivare a elementi attaccati al muro a mo’ di mensola che, una volta ribaltati (verso l’alto o il basso a seconda del tipo di meccanismo adottato), diventano dei veri e propri piani penisola utilizzabili a tutti gli effetti come superfici d’appoggio.
Questa tipologia di bancone dunque, per sua stessa natura, si presta ad essere la tipologia senz’altro più versatile di bancone penisola; infatti può essere prodotta anche in forme molto originali ed estrose, da sfruttarsi in molteplici situazioni e per numerosi usi. Non è infatti difficile imbattersi in piani penisola dotati di forme anche molto strane e questo ha dato spesso la possibilità ai progettisti di sbizzarrirsi anche in creazioni molto particolari e dotate di una forma che consente di risolvere problemi di spazio, anche molto difficili da risolvere con altri tipi di composizioni.
Un discorso a parte lo merita la penisola quando viene progettata per poterci consumare sopra un vero e proprio pasto, come possono essere il pranzo e la cena. Qui il discorso si fa un po’ più complesso e, a tal proposito, vale la pena andare a rileggersi quelle che sono le domande che abbiamo posto come “presupposti” all’inizio di questo articolo.
Le risposte a quelle domande infatti ci potranno essere estremamente utili per decidere in che modo provvedere a sfruttare uno spazio che, in qualche modo, decideremo di “rubare” alla stanza predisposta alla preparazione dei cibi (la cucina appunto) per potervici pranzare attraverso una appendice della cucina stessa. Tale appendice, a differenza di molte di quelle che abbiamo preso in considerazione finora, non potrà avere qualsiasi dimensione, ma dovrà altresì possedere delle proporzioni tali da consentire una certa comodità d’uso. Non c’è niente di più avvilente infatti di dover pranzare tutti i giorni in uno spazio troppo angusto o che non si addice per forma o proporzione a mangiarci sopra con la necessaria tranquillità e comodità. Dovrà dunque essere buona norma per il progettista il considerare bene gli spazi disponibili e valutare, anche insieme a chi dovrà abitare l’ambiente, se è più opportuno optare per una penisola (magari coniugata in una delle forme che adesso vedremo), piuttosto che decidere di adottare il classico tavolo da pranzo.
In linea di massima sono tre le tipologie di penisola che è opportuno prendere in considerazione quando si ha intenzione di utilizzarla per pranzare. La prima è quella che prevede un piano di appoggio sporgente rispetto ai mobili da cucina che però rimane alla stessa altezza degli altri piani di lavoro. In tal caso il piano in questione dovrà avere delle dimensioni di circa 60 cm quadri di superficie per ogni commensale e dovrà essere utilizzato tramite degli sgabelli di un’altezza pari a circa 65/70 cm. Il secondo caso è quello che prevede invece la costruzione di un’appendice della cucina formata da un piano dotato di un’altezza pari a quella di un vero e proprio tavolo. In questo caso la penisola diventa molto comoda, non è sfruttabile sotto in alcun modo ma consente di essere utilizzata con delle sedie, anziché con degli sgabelli alti; e’ quindi ad esempio consigliabile per quelle famiglie che hanno dei bambini piccoli.
Per chi predilige questo uso non è raro adottare delle soluzioni che possono essere considerate delle vere e proprie “vie di mezzo” fra un bancone penisola e un tavolo; si tratta di utilizzare il bancone creandogli una struttura autoportante completamente indipendente dai componibili della cucina. In questo modo sarà possibile ridurre lo spazio al minimo quando si utilizzerà tale superficie di appoggio come piano penisola attaccata alla cucina ma sarà altresì possibile “staccarla” da essa, in modo da trasformare la penisola in un vero e proprio tavolo da usare, ad esempio, quando arrivano degli ospiti in più. Vi è poi una terza tipologia che prevede di pranzare su di una superficie sempre aggettante rispetto al piano della cucina ma dotata di un’altezza superiore così come avviene col bancone “tipo bar”. In questo caso, le superfici disponibili per il pranzo sono generalmente più contenute (la profondità difficilmente supera i 45 cm) ma le loro altezze rendono il bancone particolarmente agevole, nonostante siano utilizzabili solo attraverso l’uso di sgabelli molto alti, proprio come avviene nei locali pubblici.
Quello che è importante prima di scegliere quale tipologia di bancone utilizzare quando si prevede di pranzarvi, è rendersi bene conto di quelle che sono le proprie esigenze e le prerogative della stanza e degli arredi che si ha a disposizione. A quel punto, sarà più facile decidere per una versione piuttosto che per un’altra e sarà dunque senz’altro possibile evitare errori difficili da risolvere una volta allestito l’ambiente.
Ed eccoci infine all’uso più gradito ed in fin dei conti più ricercato dei banconi penisola da cucina: quello di piano di lavoro aggiuntivo.
La carenza di piano di lavoro è infatti spesso il vero problema che attanaglia chi acquista una cucina componibile per la propria famiglia. Le stanze purtroppo, sono spesso troppo piccole per potervi alloggiare delle grandi superfici da poter utilizzare per la preparazione dei cibi e le moderne cucine. Al contrario di ciò che avveniva qualche tempo fa, non vengono più esclusivamente utilizzate per cucinare, ma diventano invece molto spesso il luogo “conviviale” della casa, un luogo in cui si cucina ma anche spesso si pranza, si lavora e addirittura si studia.
Di conseguenza, i piani di appoggio che originariamente erano destinati al loro uso per così dire “naturale”, diventano al contrario dei veri e propri contenitori dai più differenti usi: ci si possono trovare appoggiate le stoviglie, i piccoli elettrodomestici, dei piccoli forni, le macchine espresso, i robot da cucina, i depuratori d’acqua e chi più ne ha più ne metta, fino ad arrivare a situazioni estreme in cui, paradossalmente, viene a mancare proprio lo spazio per cucinare. In questi casi diventa di fondamentale importanza poter contare su dei piani di appoggio “addizionali” da utilizzare al momento del bisogno. Per fortuna sono davvero numerose le possibilità su cui si può contare quando si ha intenzione di progettare un piano bancone penisola da utilizzare come piano d’appoggio: si può prevedere una sporgenza più o meno accentuata del piano di lavoro della cucina, la quale potrà avere anche forme molto bizzarre ed originali; si può provvedere a creare una vera e propria appendice “sospesa” che in qualche modo possa essere utilizzata come piano d’appoggio senza però essere appoggiata a terra. Si può inoltre contare su uno dei tanti meccanismi che permettono di estrarre in qualche modo dai mobili della cucina dei piani di lavoro aggiuntivi che non sono delle vere e proprie penisole ma che possono lo stesso funzionare egregiamente in caso di urgenza.
Quello che è davvero importante, quando si ha la necessita di effettuare questo tipo di scelta, è prendere in considerazione molto bene lo spazio che si può avere a disposizione e, in base a questo progettare, quella che ci sembra possa risolvere meglio i nostri problemi di sfruttamento della cucina. Magari anche azzardando in soluzioni inusuali ma sempre tenendo ben presenti quelle che sono le esigenze della famiglia e di chi deve utilizzare la cucina. Il principio da seguire è più o meno sempre lo stesso: occorre bilanciare bene quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi di ogni soluzione e in base a questo tipo di valutazione, effettuare la scelta. Non c’è nulla di meglio che poter contare su di una cucina davvero comoda e bella a vedersi quando si arreda un’abitazione per renderla davvero lo specchio della propria personalità.
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